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Il mercato dei farmaci generici

Posted by Massimo Miceli on
Il mercato dei farmaci generici

L’Osservatorio sul sistema dei farmaci generici realizzato da Nomisma per Egualia (già Assogenerici) ha esaminato le principali voci di bilancio di 335 società di capitali, divise in 81 imprese di farmaci generici e 254 di farmaci non generici.

“Osservando l’andamento del volume d’affari delle imprese di farmaci generici si nota una crescita strutturale tra il 2014 e il 2019: i ricavi sono aumentati del +8% ogni anno e del +47,9% complessivamente, attestandosi nel 2019 a oltre 4,3 miliardi di euro”, commenta Lucio Poma, coordinatore scientifico Nomisma. Inoltre, nel periodo 2014-2019 l’incremento occupazionale supera il 31% tra le imprese di farmaci generici, e a fine periodo il numero di dipendenti si attesta a oltre 8.600 unità, 400 in più rispetto all’anno precedente.

Redditività ed EBITDA meno performanti dei farmaci non generici 

Nonostante un volume di ricavi che cresce a un ritmo più sostenuto, le imprese di farmaci generici presentano una minor capacità di generare redditività rispetto alle società che si occupano di farmaci non generici. Il margine operativo lordo (EBITDA) registra una tendenza, rispetto ai ricavi, strutturalmente meno performante per le imprese di farmaci generici, oscillando nel periodo 2014-2019 tra il 10,6% del 2019 e l’11,3% del 2017. Le imprese che si occupano di farmaci non generici, invece, mostrano valori costantemente superiori, attestandosi al 15,1% nel 2019, segnalando una distanza di redditività che tende ad amplificarsi.

La farmaceutica territoriale

Nel 2020 la spesa farmaceutica territoriale totale, pubblica e privata, ammontava a 20,5 miliardi di euro, -2,6% rispetto al 2019, allineandosi a valori simili a quelli del 2018. L’analisi per tipologia di farmaci venduti mette in evidenza un dato interessante: fra il 2009 al 2020 le vendite di generici sono aumentate del 119% a volume e del 148% a valore. Parallelamente si è verificata una graduale diminuzione della presenza di farmaci coperti da brevetto, le cui confezioni sul mercato si sono ridotte di circa 328 milioni di unità (-65%), circa -5,6 miliardi di euro (-63%) a valore. Ciò ha determinato una riconfigurazione delle quote delle tipologie di farmaci sul mercato totale, e dal 2009 al 2020 il peso dei farmaci generici è passato dal 14% al 30% in volumi e dal 7% al 21% in valori.

La spesa per la farmaceutica ospedaliera

Al fianco della farmaceutica territoriale, il canale di vendita più importante dei farmaci generici è costituito dalla farmaceutica ospedaliera. I dati 2020 evidenziano come l’emergenza pandemica abbia ridotto i consumi ospedalieri a volume, passati da 1,5 miliardi di unità minime frazionabili di medicinali a 1,3 miliardi (-14,1%). Tuttavia, i risultati dell’ultimo anno non hanno alterato le quote sul mercato. “Continua, infatti, l’ascesa dei farmaci generici, che nonostante il decremento assoluto in termini di incidenza sul totale mantengono il proprio posizionamento, passando dal 29,8% del 2019 al 30% del 2020”, prosegue Poma. Inoltre, si conferma il trend favorevole che ha visto aumentare le vendite dell’11,5% nell’ultimo quadriennio, con un guadagno di quota del 6,6%.

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Chi sono i ragazzi della Gen Z? Da uno studio poche conferme e molte novità

Posted by Massimo Miceli on
Chi sono i ragazzi della Gen Z? Da uno studio poche conferme e molte novità

I ragazzi della Generazione Z continuano a cambiare ancora prima di riuscire a comprenderli, e se gli ultimi due anni sono stati molto particolari questo ha influito parecchio sull’idea che ci si è fatti di loro. Di fatto, nella ‘narrazione’ corrente sui ragazzi nati dal 1995 al 2010 alcune cose vanno riviste.
È quanto emerge da un’indagine realizzata da Eumetra International condotta tramite 10.000 interviste effettuate in Italia, Francia, Germania, Uk e Spagna, che mette a confronto la Gen Z con le altre generazioni, approfondendone i valori e gli atteggiamenti di base.

I più ‘anziani’ li superano per rispetto della natura

Quando si parla di Gen Z si pensa ai paladini assoluti del rispetto della natura, votati all’indipendenza, portatori di un nuovo modo di pensare e relazionarsi al mondo del lavoro, più libero, magari basato sulla capacità di fare di necessità virtù. Ma adesso non è più del tutto così. Su alcuni aspetti sono stati superati dai più anziani, ad esempio, proprio sul rispetto della natura. Su altri i Gen Z si sono avvicinati a modelli più consueti, ad esempio, nella relazione con il denaro e nelle aspettative sul lavoro, non più necessariamente indipendente e in divenire, ma, se possibile, sicuro e remunerativo, e soprattutto, calzante con le loro esigenze. Il passaggio chiave è proprio questo: la Gen Z sembra possedere una maggiore centratura su di sé, forse proprio in conseguenza della pandemia.

Fare i conti con un futuro che nessuno prima di loro ha dovuto affrontare

Di certo questo periodo ha lasciato molti strascichi su di loro: rabbia in alcuni, voglia di recuperare il tempo perduto in altri e in tanti una sensazione di solitudine ineluttabile, prima obbligata e ora voluta, necessaria al loro equilibrio. Cicatrici che si sono mescolate ai cambiamenti fisiologici della crescita, soprattutto al dover iniziare a fare i conti con un futuro che forse nessuna delle generazioni precedenti ha dovuto affrontare in condizioni di simile incertezza. Trovare il legame tra ogni singola causa e il relativo effetto è esercizio complesso, tanto più che alcuni di questi ragazzi hanno ormai 25 anni, e il futuro hanno già iniziato a viverlo.

Guardiamoli per quello che sono: individui che si accingono all’età adulta in un contesto difficile

Dunque, guardiamoli per quello che sono: individui che si accingono all’età adulta, destinati a ricoprire un ruolo fondamentale in un contesto difficile. E quando sono obbligati a sperimentarsi con gli snodi della vita finiscono per assomigliarci più di quanto noi stessi crediamo.
Inoltre, che fossero lontani dal mondo delle marche è una conferma. Ma adesso hanno l’esigenza di orientarsi nelle scelte di consumo che sono tenuti a praticare: come riuscire a ingaggiarli in queste scelte?

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Influencer marketing, aumentano i post ‘trasparenti’

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Influencer marketing, aumentano i post ‘trasparenti’

Creator e influencer indirizzano sempre più le scelte di acquisto dei propri follower, spingendoli all’acquisto di prodotti e servizi. Per farlo devono però inserire gli hashtag della trasparenza, ovvero segnalando che il post è di carattere commerciale. Una pratica che si sta consolidando nel tempo, anche parallelamente all’incremento delle campagne adv.  Nell’ultimo anno, ad esempio, su Instagram i post trasparenti sono aumentati del +69%. È quanto emerge dall’analisi condotta dall’Osservatorio istituito da Buzzoole, tech company specializzata in tecnologie e servizi per l’Influencer Marketing, che ha analizzato tutti i post pubblicati in lingua italiana che utilizzano gli hashtag della trasparenza suddivisi per settore, oltre ai brand più attivi sui social.

Instagram si riconferma luogo preferito per le attività dei creator

Lo studio La trasparenza nell’Influencer Marketing ha interessato tutti i post (a esclusione delle Storie) pubblicati su Instagram, Youtube, Twitter e Facebook, contenenti gli hashtag della trasparenza più utilizzati: #ad, #adv, #sponsorizzato, #sponsored, #sponsoredby, #gifted, #giftedby, #supplied e #advertising. Dall’analisi emerge che nel 2021 sono stati pubblicati 426.233 contenuti trasparenti, per 214 milioni di interazioni.
Anche nel 2021 Instagram viene riconfermato come luogo preferito per le attività dei creator, con il 65,4% dei post e l’88,2% delle interazioni generate. Al secondo posto c’è Twitter (30,3% dei post), mentre per quanto riguarda  Facebook il dato è sottostimato (3,7%), in quanto per motivi di privacy la piattaforma non permette di effettuare rilevazioni puntuali.

Moda e cosmetica i settori più attenti alle regole

La moda (abbigliamento e calzature) si riconferma l’industria più attenta alle regole, con il 29,2% dei post trasparenti. Al secondo posto, la cosmetica (prodotti per la cura del corpo), con il 13,9%, e al terzo il food, che diventa protagonista con il 9,8% dei post, guadagnando 3,3 punti percentuali.
A seguire il mondo della tecnologia (elettronica di consumo), con il 9% dei post, l’intrattenimento (tv, gaming), con l’8,7% dei post, gli accessori (borse, orologi e gioielli), con l’8,6%, e il beverage, con il 4,4%.
Come nel 2020 anche nell’ultimo anno emerge il comparto health care, con un 3,1% di post trasparenti, incentrati soprattutto sull’igiene personale e i dispositivi di sicurezza per proteggersi dal contagio.

Stagionalità e interazioni

In concomitanza alle prime riaperture da parte del governo, riporta Ansa, c’è stato un aumento anche delle campagne sponsorizzate da parte dei brand. Un altro momento particolarmente attivo è stato quello a ridosso del Black Friday e quello delle feste di fine anno.
In particolare, il settore della moda ha registrato un picco durante il mese di settembre durante la Fashion Week.
I mesi estivi, invece, hanno rappresentato il periodo ideale da parte dei brand food per promuovere i prodotti attraverso il coinvolgimento degli influencer. Rispetto alle interazioni totali (like, commenti, condivisioni) la moda cattura il 33,3% delle interazioni complessive, mentre la bellezza il 13,7% e l’entertainment l’11,3%.

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Caro bollette, le strategie degli italiani per spendere meno

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Caro bollette, le strategie degli italiani per spendere meno

Non è certo un segreto che dall’inizio dell’anno ci sia stata una vera e propria stangata sui costi energetici. E i cittadini si sono visti recapitare bollette di luce e gas decisamente più pesanti rispetto a quelle dell’anno scorso. Per contrastare il caro bollette, i nostri connazionali hanno attivato una serie di strategie: dallo spegnere la luce al rinunciare alla colazione al bar fino a tagliare gli abbonamenti alle piattaforme streaming.

Quanto pesano luce e gas sui bilanci familiari? 

Una recente indagine condotta da Condexo, azienda che si occupa di gestioni condominiali, ha esplorato le opinioni della famiglie italiane che devono fare i conti con gli aumenti dei costi di elettricità e gas. Il nuovo anno per gli italiani si è aperto con una stangata: dal primo gennaio sono scattati gli aumenti che per il primo trimestre saranno del +55% per l’elettricità e +41,8% per il gas. Secondo la stima dell’Arera, l’Autorità di regolazione per Energia Reti e Ambiente, le nuove tariffe si tradurranno in una spesa per la famiglia-tipo di: +68% per la bolletta elettrica (circa 823 euro); +64% per la bolletta del gas (circa 1560 euro). Un caro bollette che peserà “molto” sull’economia familiare per il 75% degli intervistati da Condexo; “abbastanza” per il restante 25%. A pesare di più per il 60% dei 640 che hanno risposto al sondaggio il rincaro sull’elettricità. 

Obiettivo risparmio

Spinto dal desiderio di riuscire a risparmiare qualcosa, il 50% degli italiani intervistati sceglie di tenere meno luci accese in casa; il 44% farà invece un uso minore degli elettrodomestici, per far fronte al caro bollette meno lavatrici e lavastoviglie. Tra i rimedi il 25% degli intervistati ha dichiarato che sostituirà le vecchie lampadine con quelle a basso consumo; il 6% pensa invece di sostituire i vecchi elettrodomestici; il 3% l’impianto di riscaldamento. Solo il 19% è disposto ad abbassare le temperature dei termosifoni sotto i 22° nonostante ad ogni grado in meno rispetto a questo livello corrisponda un risparmio compreso tra i 6% e il 10% sul consumo. Per il 44% meglio optare per la minor dispersione del calore in casa: infissi ben chiusi, ambienti isolati e porte serrate, niente panni sui termosifoni da sottoporre a manutenzione insieme alla caldaia. Rincari che si ripercuotono anche sulle abitudini. Per far fronte alle maggiori spese per luce e gas il 65% degli intervistati da Condexo rinuncerà a pranzi e cene fuori; il 36% alla colazione al bar dove i rincari hanno fatto schizzare in alto il prezzo del caffè: secondo i calcoli di Assoutenti in alcuni casi raggiunge il prezzo di 1,50 euro la tazzina, con un rincaro del 37,6%. Il 33% taglierà su eventi sportivi dal vivo, quindi partite viste allo stadio o nei palazzetti dello sport. Il 25% rinuncerà agli abbonamenti a piattaforme streaming, stessa percentuale per chi dirà no a gite fuoriporta e piccoli viaggi o eventi culturali come cinema, teatro e mostre. Infine, un 8% ha dichiarato che taglierà le sigarette.

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Italia, cresce la spesa per l’IT

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Italia, cresce la spesa per l’IT

L’Italia è sempre più orientata verso l’Information Technology, tanto che nel 2022 la spesa in questo settore aumenterà addirittura dell’11%. Si tratta di un incremento che significa un controvalore di 300 miliardi di euro. A dare i numeri è il report Information Technology di 24 Ore Ricerche e Studi (Gruppo 24 Ore) che ha preso in esame i dati di bilancio storici per le prime 20 aziende in Italia, le prime 30 in Europa e le prime 50 nel mondo. 

Cybersecurity in primo piano

Tra le voci più strategiche pare esserci, stando al report ripreso da Ansa, proprio la cybersecurity, un tema sempre più sensibile. A livello mondiale gli investimenti in cybersecurity dovrebbero aver raggiunto 150,4 miliardi di dollari a fine 2021 (+12,4% rispetto al 2020), trainati dalla Cloud Security.

La fotografia delle imprese IT in Europa

In Europa le aziende IT con almeno 20 milioni di ricavi sono circa 5.000 e in Italia 600, con un fatturato complessivo di oltre 75 miliardi. L’analisi del rapporto riferisce che i 75% delle società del settore, anche di piccole dimensioni, ha una probabilità di insolvenza inferiore allo 0,5%. Per quanto riguarda la sicurezza, quelli più solidi sarebbero quelli dei servizi per Artificial Intelligence e della Cybersecurity.

Le aziende top del settore

L’analisi ha compreso i più rilevanti dati di bilancio storici per le prime 20 aziende in Italia le prime 30 in Europa e le prime 50 nel mondo, e per le società quotate vengono indicate anche le stime di consensus degli analisti sul futuro. E’ inoltre presente un importante outlook del settore a cura di Strategic Management Partners, per esplorare in profondità quali siano lo stato dell’arte e le tendenze del comparto.
Emerge così, riporta Ansa, che tra le aziende IT non quotate 3 italiane si classificano nella Top 30 europea per fatturato e addetti – Computer Gross, Zucchetti e Almaviva – mentre per le società italiane quotate del settore nel 2021 – 2023 le stime di crescita sono a doppia cifra, con indicazioni particolarmente positive per Reply e, su scala dimensionale più piccola, per Cy4Gate, Vantea Smart e Almawave. L’analisi del Report IT, aggiornata a novembre 2021, riporta anche le più recenti e rilevanti operazioni di M&A nel settore IT e le principali emissioni obbligazionarie effettuate dalle società del settore.

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Le professioni più richieste nel 2022 sono tech

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Le professioni più richieste nel 2022 sono tech

Jobtech ha condotto un’analisi sulle cinque professioni più richieste nel 2022 tra gli annunci in somministrazione nel mondo del retail, logistica, call center, hospitality e Ho.Re.Ca. Le oscillazioni dell’attività economica registrate in questi due anni di pandemia hanno determinato problemi di scarsità di manodopera in diverse aree, e un turnover più o meno forzato che ha prodotto, per chi cerca lavoro oggi, numerose opportunità di inserimento. E dai responsabili della logistica fino ai contabili i profili richiesti diventano sempre più tech. Ma anche nel mondo retail: secondo Jobtech un fenomeno in enorme crescita sono i dark store, i punti vendita che si occupano esclusivamente dello shopping online. I dark store rappresentano un ambito pronto ad assumere migliaia di dipendenti in tutta Italia: è prevista infatti la creazione di micro centri di distribuzione di quartiere in cui lavoreranno solo rider, ‘picker’, persone deputate alla preparazione degli ordini, e ‘packer’ (magazzinieri) e store manager.

Responsabili della logistica con competenze digitali

Il responsabile della logistica in un’azienda diventerà un ‘responsabile della soddisfazione del cliente’. Quindi dovrà occuparsi dell’analisi e l’automazione nei centri di evasione ordini, pianificazioni di percorsi, conferma della disponibilità del cliente a ricevere la spedizione. Tutto ciò richiede personale formato, digitale ed esperto, riporta Italpress.

Spinta alle assunzioni di camerieri, barman, chef e pizzaioli

La pandemia ha stravolto anche il comparto Ho.Re.Ca, producendo un drastico turnover della forza lavoro. Ciò comporterà, per il 2022, una spinta alle assunzioni di camerieri, barman, chef e pizzaioli. Le opportunità non mancheranno soprattutto per professionisti con esperienza, a cui si devono però garantire tutele e diritti.
Ma una delle cause della Great Resignation è la richiesta un miglior bilanciamento tra vita e lavoro. I sostenitori della Yolo Economy (You Only Live Once, si vive una volta sola), potranno quindi contare sulle numerose opportunità da remoto offerte anche dal mondo dei call center.

Le opportunità del remote working

Quello della contabilità è un settore che si è rivelato particolarmente appetibile per chi cerca un lavoro nel 2021. Prima di tutto le donne e chi cerca opportunità di remote working. Nel 2022 ci saranno opportunità soprattutto per chi, oltre alle skill richieste dal settore, vanterà competenze nella sostenibilità. I contabili saranno sempre più strategici per l’approccio green di un’azienda.
“Il lavoro in somministrazione rappresenta spesso il punto di partenza, o di ripartenza, della forza lavoro – dichiara il fondatore di Jobtech -. Ed è una buona notizia che per loro il mercato offra numerose opportunità di inserimento. Colmare il mismatch tra domanda e offerta rappresenterà per il 2022 la vera sfida da affrontare per dare spinta allo sviluppo del Paese. In un momento storico di profondo cambiamento il lavoro del futuro dovrà essere ibrido, in parte remoto e in parte in presenza, digitale e sicuro”.

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I lavoratori vogliono lo “stile di vita ibrido”

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I lavoratori vogliono lo “stile di vita ibrido”

Gli europei si sono adattati a uno stile di vita sempre più ibrido, dove fisico e virtuale sono sempre più integrati nella vita professionale e in quella privata.
I modelli convenzionali di vita personale e lavorativa sono superati, ed emerge una forza lavoro più agile, spinta dal desiderio di turni più flessibili, giornate lavorative più brevi e orari concentrati. Tanto che l’86% di chi ha adottato uno stile di vita ibrido non desidera più il modello lavorativo tradizionale. Una percentuale in linea anche in Italia (83%), con un 17% che invece vorrebbe tornare all’orario tradizionale 9-18. Sono alcuni risultati di Hybrid Living Futures, la ricerca paneuropea di Samsung condotta in collaborazione con The Future Laboratory.

Più ore di tempo libero

Secondo lo studio, il 55% dei cittadini europei dichiara che grazie a uno stile di vita ibrido ha visto un incremento del numero di ore di tempo libero dedicate alla famiglia (47%) o trascorse facendo esercizio fisico (43%). Il nuovo stile di vita ha permesso anche di migliorare la qualità del tempo passato con la famiglia, i momenti di relax e la produttività. Per adattarsi ai cambiamenti, la tecnologia si è rivelata un ottimo alleato. Per sette italiani su dieci, infatti, li ha aiutati ad adattarsi alla nuova routine.

Equilibristi della gestione di casa e lavoro

Passare più tempo a casa ha trasformato i lavoratori europei in equilibristi chiamati a compiere vere e proprie acrobazie nella gestione del lavoro e della casa (30%). In Italia il 40% dei lavoratori si trova a destreggiarsi tra casa e lavoro contemporaneamente. Se da un lato, però, gli intervistati hanno mostrato grande maestria nell’arte dello stile di vita ibrido, dall’altro il 18% fatica a staccare dal lavoro e il 26% ha l’impressione di lavorare ininterrottamente, mentre c’è un 41% che utilizza il tempo risparmiato sui viaggi per svolgere le faccende di casa. In Italia, riporta Italpress, tra i detrattori del lavoro agile (11%), il 51% dichiara come questa nuova modalità incentivi la cultura ‘dell’always on’.

La cultura dell’always on, la tecnologia smart e la casa

Per far fronte alle pressioni esercitate dalla cultura dell’always on, il 56% dei lavoratori italiani è ancora alla ricerca di un modo per stabilire un confine tra la propria vita personale e quella professionale. La tecnologia smart sta cercando di colmare questo divario, tuttavia, l’84% dei lavoratori italiani è ancora alla ricerca di una tecnologia più efficace e di maggiore supporto da parte del datore di lavoro per la gestione di questa nuova modalità di vita e lavoro.
Il rapporto rivela inoltre l’importanza delle abitazioni nel percorso di adattamento allo stile di vita ibrido. L’80% degli italiani ha apportato migliorie all’interno delle abitazioni e il 42% ha creato nuovi spazi in casa, mentre il 44% ha scelto un immobile più adeguato alle esigenze di questo nuovo stile di vita.

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Nel 2021 in Italia i ransomware sono aumentati dell’81%

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Nel 2021 in Italia i ransomware sono aumentati dell’81%

Da gennaio a novembre 2021 quasi un incidente di sicurezza su due, ovvero quasi il 50% di tutte le richieste di Incident Response (IR) gestite dal Global Emergency Response Team (GERT) di Kaspersky, è collegato a un ransomware, con un incremento di quasi il 12% rispetto al 2020.
In Italia, nei primi 11 mesi del 2021 il numero totale degli attacchi ransomware mirati è quasi raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, aumentando dell’81% Dalla Kaspersky’s Story of the Year: Ransomware in the Headlines, emerge quindi che i ransomware sono stati protagonisti assoluti del panorama di cybersecurity del 2021, con attacchi rivolti persino a gasdotti e servizi sanitari nazionali.

Gli obiettivi più comuni: i settori governativo e industriale

Gli operatori di ransomware hanno perfezionato il loro arsenale concentrandosi su un minor numero di attacchi rivolti a organizzazioni di alto profilo e usufruendo di un intero ecosistema sotterraneo che supportale attività dei gruppi criminali. Di fatto, nei primi 11 mesi del 2021 la percentuale di richieste IR è stata del 46,7% contro il 37,9% di tutto il 2020, e il 34% del 2019. Gli obiettivi più comuni di questi attacchi sono stati quelli rivolti ai settori governativo e industriale. Nel 2021, infatti, gli attacchi rivolti a queste organizzazioni hanno compromesso quasi il 50% di tutte le richieste IR relative ai ransomware. Altri bersagli molto colpiti sono stati il settore IT e le istituzioni finanziarie.

Massimizzare la superficie di attacco e il ‘ricatto finanziario’

Gli operatori di ransomware hanno iniziato a richiedere riscatti più onerosi e a puntare a obiettivi di alto profilo, e hanno incrementato l’efficienza degli attacchi. Gli esperti di Kaspersky hanno individuato due tendenze che diventeranno molto comuni nel 2022. In primo luogo, è probabile che i gruppi criminali di ransomware costruiscano più frequentemente build Linux di ransomware per massimizzare la superficie di attacco. Inoltre, gli operatori ransomware inizieranno a concentrarsi maggiormente sul ‘ricatto finanziario’, una tecnica che consiste nel minacciare di far trapelare informazioni sensibili sulle società vittime dell’attacco per far crollare i prezzi delle azioni.

Divulgare informazioni su eventuali piani delle imprese

I criminali potrebbero sfruttare le fusioni o le acquisizioni delle aziende, o divulgare informazioni su eventuali piani delle imprese di diventare pubbliche. Quando le aziende si trovano in uno stato finanziario vulnerabile è più probabile che paghino il riscatto.
“Abbiamo iniziato a parlare dei cosiddetti Ransomware 2.0 nel 2020, e quello che abbiamo visto nel 2021 è stato lo sviluppo di una nuova era di questo tipo di malware – commenta Vladimir Kuskov, Head of Threat Exploration di Kaspersky -. Gli operatori di ransomware non stanno solo crittografando i dati; li stanno anche rubando da obiettivi critici su larga scala e stanno minacciando di divulgare queste informazioni nel caso in cui le vittime si rifiutino di pagare. Questa tipologia di minaccia sarà molto popolare anche per il prossimo anno”.

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La propensione a utilizzare l’auto a Milano

Posted by Massimo Miceli on
La propensione a utilizzare l’auto a Milano

Utilizzare i servizi di sharing e i mezzi alternativi all’auto è un’abitudine entrata nel dna dei milanesi, dove a fronte di un servizio di noleggio auto a domicilio il 69% di chi vive a Milano si dichiara disposto a rinunciare all’auto di proprietà. Di contro, la mobilità a impatto ridotto sembra per ora non avere incrinato profondamente il legame con l’automobile di proprietà. Tanto che secondo una ricerca BVA Doxa sulla propensione all’utilizzo dell’auto per conto di Virtuo, rivela che il possesso dell’auto è ancora elevato, con il 94% degli intervistati che dichiara di averne una. Dalla ricerca, realizzata a Milano su un campione di età compresa tra i 25 e i 74 anni, emerge poi anche un forte desiderio di tornare a viaggiare fuori città, complici probabilmente le festività natalizie.

Si torna a viaggiare

Compatibilmente con il ritorno alla normalità negli spostamenti, un milanese su 3 (33%) è pronto a rimettersi in auto anche più di prima per andare a passare i week end fuori città. Le destinazioni preferite? Le città d’arte (50%), ma anche gironzolare senza una meta fissa alla scoperta del Bel Paese (31%), soprattutto i più giovani (37%). Seguono la montagna (29%) e la scoperta della propria regione (22%). Il compagno di viaggio preferito? Il proprio partner (44%), seguito dalla famiglia (30%) e dai migliori amici (15%).

Frequenza e occasioni di utilizzo dell’automobile

Dalla ricerca emerge poi che i milanesi utilizzano l’auto in media 4 giorni a settimana, con circa la metà di loro (49%) che dichiara di utilizzarla al massimo 2 o 3 giorni alla settimana. L’utilizzo dell’auto, oltre che per commissioni varie (65%), è legato in particolar modo al tempo libero (61%) e per recarsi fuori città (59%), mentre l’uso prioritario per recarsi al lavoro raccoglie il 36% delle risposte, a cui si aggiunge il 20% di coloro che la usano per svolgere il proprio lavoro.

Cambia il rapporto con il mezzo

Dalla ricerca emerge che il rapporto con l’auto cambia anche perché in città per quasi 7 milanesi su 10 (67%) viene affiancata da un altro mezzo, che nel 55% dei casi è la bicicletta, tradizionale o elettrica.
L’utilizzo dei mezzi di mobilità sharing coinvolge invece il 42% dei milanesi, che diventa il 64% nella fascia d’età 25-44 anni. Inoltre, i milanesi si dimostrano sempre più interessati alle innovazioni anche per quanto riguarda l’utilizzo dell’auto fuori città. Infatti, quasi 7 su 10 (69%) valutano in maniera positiva l’idea di rinunciare all’auto di proprietà se potessero noleggiarne una dal proprio smartphone, ritirandola nelle stazioni di ritiro in città, o facendosela consegnare sotto casa.

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Come tutelarsi dai cattivi affari del Black Friday

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Come tutelarsi dai cattivi affari del Black Friday

Il Black Friday, l’ultimo venerdì di novembre, è il giorno in cui i prezzi dei prodotti al dettaglio subiscono una diminuzione. Ma poiché limitare gli sconti a un solo giorno, peraltro lavorativo, taglierebbe fuori dalla ‘festa del consumismo’ tante persone, il Black Friday si è allungato a un’intera settimana. Ma perché mai proprio questa data? Come spiega laleggepertutti.it, si tratta di una tradizione statunitense, figlia del consumismo occidentale. E siccome c’è sempre un’occasione per spendere, dopo il Black Friday le catene dell’elettronica hanno inventato il Cyrber Monday, il lunedì successivo al ‘venerdì nero’.

Non sempre i prezzi sono davvero scontati

Di cosa si tratta lo sanno tutti: saldi mondiali, dove la maggior parte degli acquisti avverrà online. E ciò a dimostrazione di come le leggi sui saldi non servano più a nulla. Purtroppo infatti non sempre i prezzi sono quelli scontati, ma il consumatore non ha modo di fare il confronto perché non conosce il vero prezzo di partenza.  Non ci vuole nulla a dire che su un certo prodotto viene praticato uno sconto del 30% e da 100 euro si arriva a 70 euro. Per gli acquisti online però c’è una soluzione. Si può accedere alle versioni precedenti dei siti internet usando la funzione copia cache presente sui motori di ricerca. E se lo sconto è falso si può fare una segnalazione all’Antitrust.

Saldi tutto l’anno?

Non farsi abbindolare dalle offerte irripetibili con il conto alla rovescia, come se non ci fosse più possibilità di approfittarne. Ad esempio, Poltronesofà è stata multata dall’Antitrust perché proponeva promozioni per un periodo limitato che duravano però tutto l’anno e anche l’anno dopo, e quello dopo ancora. Insomma, sconti eterni. Pertanto se non si vuole comprare durante il Black Friday basta ricordare che dopo poco ci sarà il Cyber Monday, dopodomani ci saranno i saldi, il giorno dopo ancora la specifica promozione di quello quell’altro negozio, per uno sconto continuo. Gli sconti non sono più occasione ma quotidianità, basta cercare.

Diritto di recesso e garanzia

Anche comprare con gli sconti dà il diritto di recesso. Diritto esercitabile entro 14 giorni dall’acquisto. È quindi possibile cambiare il prodotto che piace e riavere i soldi, non un semplice buono acquisto. A maggior ragione per la garanzia: un prodotto scontato non significa che debba essere mal funzionante, si ha diritto a un prodotto che valga quanto uno a prezzo pieno. Queste norme a tutela del consumatore però valgono solo in Europa. Il diritto di recesso non spetta se si compra su un potale che ha sede, ad esempio, in Cina. E ricordare che far valere i propri diritti in ambito Ue è semplice, ma può diventare impossibile al di fuori del nostro Continente.