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Europa: quali sono i paesi con il miglior indice di vivibilità?  

Posted by Massimo Miceli on
Europa: quali sono i paesi con il miglior indice di vivibilità?  

Non è certo un segreto che in Europa il costo della vita sia alto. Ci sono però differenze significative fra i vari Paesi del Vecchio Continente e no, l’Italia non si posiziona bene. Lo rivela un recente studio condotto dalla banca online N26, che con il suo Indice di Vivibilità ha esaminato attentamente i dati relativi alle spese di affitto ed elettricità delle nazioni europee. L’obiettivo dello studio è individuare i Paesi che offrono una migliore qualità della vita, considerando non solo gli aumenti salariali ma anche la densità di popolazione e il livello generale di felicità dei residenti.

Nonostante il leggero calo dell’inflazione e dei costi energetici rispetto ai massimi storici degli ultimi anni, il caro affitti e il prezzo dell’energia elettrica persistono come motivo di preoccupazione in Italia e nel resto d’Europa.

Italia: in fondo alla classifica per qualità della vita

Secondo i dati dell’analisi, l’Italia si posiziona al penultimo posto, preceduta solamente dal Regno Unito. La situazione dei costi elevati di affitti ed energia elettrica ha un impatto significativo sugli stipendi mensili degli italiani, già tra i più bassi in Europa. Con oltre il 52% dello stipendio destinato all’affitto, la percentuale più elevata tra i Paesi considerati, l’Italia si trova di fronte a sfide notevoli per quanto riguarda una vivibilità sostenibile.

Le eccellenze europee: Danimarca, Svizzera e Belgio

Al contrario, la Danimarca si posiziona al vertice della classifica, ed è quindi considerata il miglior Paese in Europa in cui vivere. Seguono Svizzera e Belgio al secondo e terzo posto, con percentuali di salario destinate agli affitti rispettivamente del 21% e del 18%. Questi Paesi offrono una situazione più favorevole in termini di equilibrio tra reddito e costi abitativi, garantendo una migliore qualità della vita.

Male anche i Paesi Bassi

I Paesi Bassi si trovano al terzultimo posto nella classifica, con una percentuale di salario destinata all’affitto che si aggira attorno al 37%. Pur non essendo agli estremi della classifica, la situazione olandese indica comunque una sfida significativa per i residenti in termini di accessibilità economica alla casa.

Le sfide future

In conclusione, nonostante il calo dell’inflazione e dei costi energetici, il caro affitti e il costo dell’energia elettrica rappresentano una problematica urgente in molti Paesi europei. Affrontare queste sfide potrebbe richiedere strategie di politica economica mirate e un focus sul miglioramento delle condizioni abitative, al fine di garantire ai cittadini una migliore qualità della vita.

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Come climatizzare un locale commerciale di medie dimensioni

Posted by Massimo Miceli on

Godere di una temperatura adeguata e piacevole degli ambienti in un locale commerciale è un qualcosa di davvero piacevole per i clienti.

Soprattutto nelle afose giornate estive, fare accesso in un negozio ed avere la possibilità di usufruire di una buona frescura è un fattore che può indurre le persone ad essere più propense a fare degli acquisti.

La climatizzazione di un locale commerciale non dunque è un aspetto fondamentale solo per offrire il giusto comfort ai clienti, ma è da considerare come una risorsa in grado di aumentare le vendite.

Ovviamente, il sistema di climatizzazione di locali commerciali di medie dimensioni richiede una progettazione accurata, così da ottenere un’efficienza energetica ottimale ed un controllo preciso della temperatura e dell’umidità.

I fattori da considerare

Per climatizzare un locale commerciale di medie dimensioni è necessario considerare una serie di fattori. Ecco i più importanti:

  • La metratura del locale: la dimensione del locale è il fattore principale da considerare nella scelta del sistema di climatizzazione più adeguato. In generale, per un locale di medie dimensioni è consigliabile un sistema di climatizzazione canalizzata, che consente di distribuire l’aria condizionata in modo uniforme in tutto il locale.
  • L’altezza del soffitto: l’altezza del soffitto influisce sulla capacità di raffreddamento del sistema di climatizzazione. In generale, per un locale di medie dimensioni con un’altezza di circa 3 metri è consigliabile un sistema di climatizzazione che abbia una capacità di raffreddamento di circa 20 kW.
  • L’orientamento del locale: l’orientamento del locale influisce sulla quantità di luce solare che riceve. I locali esposti a sud o sud-ovest richiedono un sistema di climatizzazione più potente per compensare il calore proveniente dal sole.
  • La presenza di macchinari o attrezzature: la presenza di macchinari o attrezzature nei locali commerciali può aumentare la temperatura e il livello di umidità dell’aria. In questi casi è necessario scegliere un sistema di climatizzazione che abbia una maggiore capacità di raffreddamento e deumidificazione.
  • Le esigenze dei clienti e dei dipendenti: è importante considerare le esigenze dei clienti e dei dipendenti in termini di comfort termico. In generale, la temperatura ideale per un locale commerciale di medie dimensioni è compresa tra i 24 ed i 25 gradi centigradi.

I sistemi di climatizzazione per locali commerciali

I sistemi di climatizzazione per locali commerciali possono essere suddivisi in due categorie principali:

  • I sistemi di climatizzazione centralizzati: questi sistemi distribuiscono l’aria condizionata in tutto il locale attraverso una rete di tubazioni e unità di trattamento dell’aria. I sistemi di climatizzazione centralizzati sono i più efficienti dal punto di vista energetico, ma richiedono la realizzazione di un controsoffitto o pannelli in cartongesso.
  • I sistemi di climatizzazione split: questi sistemi sono costituiti da varie unità esterne, che prodducono l’aria condizionata, e da una o più unità interne, che distribuiscono l’aria climatizzata all’interno del locale. I sistemi di climatizzazione split sono meno efficienti dal punto di vista energetico dei sistemi di climatizzazione centralizzati, ma sono più rapidi da installare.

La scelta del sistema di climatizzazione

La scelta del sistema di climatizzazione più adatto per un locale commerciale di medie dimensioni dipende dai fattori sopra citati.

In generale, per un locale di medie dimensioni con un’altezza di circa 3 metri e una superficie di circa 150 metri quadrati, è consigliabile un sistema di climatizzazione centralizzato con una capacità di raffreddamento di circa 20 kW.

La progettazione di questo sistema di climatizzazione deve essere affidata ad una ditta qualificata, che potrà valutare i fattori sopra citati e progettare un sistema di climatizzazione che soddisfi le esigenze del locale.

La manutenzione del sistema di climatizzazione

Per avere sempre un buon funzionamento e un’efficienza energetica ideale, il sistema di climatizzazione deve essere sottoposto a manutenzione regolare.

La manutenzione deve essere effettuata da un tecnico qualificato, il quale si occuperà di pulire i filtri, effettuare eventualmente la ricarica del gas refrigerante e controllare il corretto funzionamento dell’impianto.

Conclusioni

La climatizzazione di un locale commerciale è un aspetto davvero importante per il successo di una attività commerciale. Scegliendo il sistema più adatto è possibile ottenere il massimo sia dal punto di vista del comfort (di clienti e dipendenti) che per quanto riguarda l’ottimizzazione dei consumi.

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Opinioni distorte: qual è il divario fra realtà e percezione?

Posted by Massimo Miceli on
Opinioni distorte: qual è il divario fra realtà e percezione?

Come interpretiamo i fenomeni del mondo? Siamo sufficientemente informati per farlo? Forse no. A dirlo è una recente indagine Ipsos condotta in 10 grandi Paesi, tra cui l’Italia, che mette in luce un ampio divario tra la percezione delle persone e la realtà oggettiva su questioni sociali ed economiche.

Ad esempio in tutti i Paesi, incluso il nostro, solo poche persone sanno esattamente quale sia il numero di immigrati. La maggior parte, invece, segnala una sovrastima significativa della quota di immigrati presenti nella società. Il divario medio tra percezione e realtà? 24% contro il 12%.

Cultura, religione, omicidi: differenze fra ciò che si crede e ciò che è

Le percezioni errate aumentano sensibilmente se si considera il numero di persone di un’altra religione che vivono nello stesso paese degli intervistati. In Italia, ad esempio, il 19% dei rispondenti al sondaggio stima che la popolazione musulmana sia del 19%, mentre la realtà è solo il 4,8%. Analogamente, in Turchia, si evidenzia una percezione distorta sulla presenza di cristiani.

Lo stesso principio vale anche per la criminalità. La maggioranza crede che il tasso di omicidi sia aumentato dal 2000, nonostante la realtà mostri una diminuzione generale, esclusi gli Stati Uniti. In Italia, il 55% ritiene che gli omicidi siano cresciuti nell’ultimo ventennio.

Sovrastima dell’ineguaglianza economica

La disuguaglianza economica è reale, ma sovrastimata. La quota di ricchezza detenuta dall’1% delle famiglie più abbienti è stimata al 36%, mentre i dati reali la collocano al 13%. Anche in Italia, si evidenzia una percezione distorta (36% vs. 14%).

Diffidenza verso gli scienziati e teoria del complotto

Le credenze irrazionali coinvolgono oltre un quarto del campione in media. In Italia, il 24% crede nei fantasmi, il 17% nella stregoneria e il 16% nella chiaroveggenza, livelli più bassi rispetto alla media dei dieci Paesi. Quasi la metà delle persone è sospettosa nei confronti degli scienziati. Nel contesto delle teorie del complotto mondiali, il 24% degli italiani crede in un progetto organizzato per sostituire la popolazione con immigrati. Il 27% ritiene che il governo ucraino sia infiltrato da gruppi neonazisti, e una quota minore (20%) pensa che le missioni spaziali sulla Luna siano una messinscena.

In conclusione, l’indagine Ipsos mette in evidenza come la percezione distorta possa influenzare le opinioni e le convinzioni delle persone su questioni cruciali, sottolineando la necessità di una maggiore consapevolezza e informazione basata sui dati reali.

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Saldi invernali: cosa comprano gli italiani nel 2024?

Posted by Massimo Miceli on
Saldi invernali: cosa comprano gli italiani nel 2024?

Il primo grande appuntamento commerciale dell’anno, uno tra i più attesi dai consumatori e dalle consumatrici, è iniziato mercoledì 3 gennaio in Valle d’Aosta e venerdì 5 gennaio nel resto d’Italia. Per i saldi invernali di questo 2024 quattro italiani su dieci hanno già pianificato qualche acquisto, per un budget medio previsto di 267 euro, anche se il 38% prevede di spendere meno di 150 euro.

Secondo il sondaggio di Ipsos e Confesercenti integrato dalla survey condotta sulle Pmi associate a Fismo (Associazione dei negozi di moda Confesercenti), il 56% acquisterà però soltanto in caso di offerte interessanti, e il cambiamento climatico complica ulteriormente la situazione per i commercianti. 

Il profilo di chi compra

Le temperature eccezionalmente miti registrate tra ottobre e dicembre hanno quasi dimezzato (-46%) gli acquisti delle collezioni autunno-inverno, e i negozi arrivano ai saldi 2024 senza avere praticamente avuto l’occasione di venderle a prezzo pieno.

In ogni caso, il 40% degli italiani dichiara di avere già individuato cosa comprare e di avere proceduto all’acquisto entro domenica 7 gennaio, 

Una polarizzazione confermata dal fatto che la maggior parte dei consumatori e delle consumatrici (56%) comprerà solo di fronte a un’offerta convincente. Una quota in crescita rispetto agli scorsi anni, segnale di maggiore attenzione da parte delle famiglie L’onda lunga dell’inflazione pesa ancora sui bilanci, e l’acquisto in saldo diventa meno impulsivo e più ragionato.

Calzature, intimo, gonne e pantaloni

Le persone intenzionate ad acquistare durante i saldi cercheranno soprattutto calzature (58%), seguite da maglioni e felpe (56%).
La classifica dei desideri degli italiani per i saldi invernali 2024 prosegue con l’intimo (34%), gonne o pantaloni (33%), magliette, canottiere e top (29%), camicie e camicette (27%).

Sotto la media, invece, le indicazioni per capispalla (21%, nel 2023 27%). Il 19% cercherà una borsa, mentre il 17% un abito/completo, il 15% si orienterà invece sulla biancheria per la casa, e il 13% su foulard, cappelli e altri accessori.
Il 12% segnala invece iteresse per l’acquisto di cinture e il 10% per articoli di piccola pelletteria, portafogli e portacarte.

In merito al canale di acquisto, i negozi fisici mantengono saldamente la preferenza dei consumatori. Li sceglie infatti l’83% (contro il 51% che prevede di rivolgersi all’online). Convincente è la sensazione di avere più garanzie presso un punto vendita fisico (47%).

L’impatto del cambiamento climatico

A partecipare alle vendite di fine stagione 2024 sarà l’85,5% delle medie e piccole imprese del commercio moda. Il 92,1% ritiene però che la data di inizio, appena una manciata di giorni dopo l’inizio ‘astronomico’ dell’inverno, il 21 dicembre, sia troppo anticipata.

Una percezione fortemente acuita quest’anno, dopo un autunno e un inizio inverno dalle temperature più miti del normale. Ma un effetto collaterale del cambiamento climatico è l’incidenza sulle vendite del 96% delle imprese. Il calo medio delle vendite dei prodotti delle collezioni autunno-inverno è pari al -46%.