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Le password del futuro saranno fatte di immagini 

Posted by Massimo Miceli on
Le password del futuro saranno fatte di immagini 

Un nuovo studio condotto dai computer scientist dell’Università di Surrey ha mostrato l’efficacia di un sistema di autenticazione basato su immagini chiamato Tim (Transparent image moving) per i telefoni cellulari al fine di ridurre il rischio di attacchi di ‘shoulder surfing’. Tim richiede agli utenti di selezionare e spostare immagini predefinite in una posizione designata per superare i controlli di autenticazione, simili a quelli richiesti per lo shopping online. In pratica, è ora che il mondo si allontani dalle password basate su lettere e numeri e dalle verifiche per i telefoni cellulari, e inizi ad abbracciare soluzioni più sicure basate su immagini. 

Cos’è lo shoulder surfing?

Lo studio ha riscontrato che l’85% degli utenti ritiene che possa aiutare a prevenire il guessing delle password e gli attacchi di shoulder surfing.  Lo shoulder surfing è un attacco in cui qualcuno registra informazioni sensibili, come password o numeri di carte di credito, inseriti da una vittima sullo schermo di un computer o di un dispositivo mobile, guardando sopra la spalla della vittima o da una certa distanza. Gli attacchi di shoulder surfing spesso si verificano in luoghi pubblici affollati come aeroporti, caffè o mezzi pubblici.

I processi di autenticazione basati su immagini e interattivi sono più sicuri

Lo studio ha inoltre scoperto che il 71% dei partecipanti ritiene che Tim sia una soluzione basata su immagini più utilizzabile rispetto ad altre presenti sul mercato.
“Trascorriamo gran parte della nostra vita sui nostri telefoni cellulari e dipendiamo da essi per attività come la banca, lo shopping e per rimanere in contatto con i nostri cari – commenta Rizwan Asghar, coautore del paper per l’Università di Surrey -. È sorprendente quanto poco sia stato fatto in termini di innovazione e progresso per proteggere queste attività e le nostre informazioni più private. Crediamo che i processi di autenticazione basati su immagini e interattivi come Tim rappresentino un passo nella giusta direzione”.

Le “parole d’ordine” basate su testo sono più vulnerabili

“Lo status quo attuale basato su testo offre compromessi tra usabilità e sicurezza – continua Asghar -. Mentre le password basate su testo breve sono facili da ricordare, non sono sufficientemente sicure e rendono vulnerabile al guessing delle password o agli attacchi di shoulder surfing”.
Al contrario, riporta AGI, le password basate su testi lunghi sono vincenti in termini di sicurezza, ma sono incredibilmente difficili per gli utenti da ricordare.
“È promettente che molti dei nostri partecipanti abbiano trovato Tim utilizzabile e non abbiano trovato la curva di apprendimento troppo ripida – aggiunge Asghar -. Ciò suggerisce che il mercato potrebbe essere pronto per alternative basate su immagini per la sicurezza dei dispositivi mobili”.

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Nel 2022 accelera il mercato europeo degli affitti brevi

Posted by Massimo Miceli on
Nel 2022 accelera il mercato europeo degli affitti brevi

Nel 2022 il mercato europeo degli affitti brevi ha chiuso l’anno in positivo, registrando un aumento in termini di domanda (+26,4%) e fatturato (+42%) rispetto al 2021. Secondo i dati Airdna il fatturato in Europa ha raggiunto quota 51 miliardi di euro, ma aumentano anche le tariffe medie giornaliere (+16,6% rispetto al 2021), che combinate alla crescita della domanda hanno determinato un aumento complessivo dei ricavi. Sempre nel 2022, in Europa le notti richieste prenotate sono state 355 milioni, +39% rispetto all’anno precedente e +2,9% rispetto al 2019. La media degli annunci disponibili al mese nel 2022 (+11,2%) è arrivata a oltre 2,5 milioni, cifra però rimasta a -7,4% rispetto al 2019.

Ripresa più forte in Ungheria

Ognuno dei primi 20 paesi ha mostrato una crescita della domanda anno su anno. L’Ungheria ha avuto la ripresa più forte, con +62,1% di notti prenotate rispetto all’anno precedente, seguita da Portogallo (+60,2%) e Norvegia (+59,4%). I paesi che hanno invece registrato i minori aumenti della domanda sono stati Paesi Bassi (12,3%), Finlandia (14,1%) e Svizzera (16,5%). Tutti i paesi tranne uno hanno registrato una crescita dell’occupazione rispetto al 2021, il Regno Unito, che ha registrato un calo dell’occupazione dello 0,3% nel 2022. Al contrario, in Portogallo si è registrato l’aumento dell’occupazione più forte (25,2%), seguito da Ungheria (17,0%) e Repubblica Ceca (16,0%).

Unità più piccole guidano la crescita

Una delle tendenze più importanti nel mercato degli affitti a breve termine è la crescita delle camere condivise. Delle tre tipologie di annuncio pubblicate (intera casa/appartamento, stanza privata, stanza condivisa) le camere condivise nel 2022 hanno registrato la maggiore crescita dell’occupazione (+18,4%), seguite dalle stanze private (+15,6%), e dalle intere case/appartamenti (+9,4%). Per quanto riguarda la tipologia degli immobili la crescita maggiore si è registrata nel segmento appartamento/condominio/loft (+12,8%). Ciò può essere dovuto alla comodità e ai servizi offerti da questi tipi di immobili, nonché alla loro maggior concentrazione all’interno delle aree urbane.

Il successo delle fasce di prezzo più basse

Oltre al tipo di annuncio e al tipo di immobile, anche la fascia di prezzo ha svolto un ruolo nel determinare la crescita dell’occupazione. Sebbene l’occupazione sia cresciuta tra tutte le fasce di prezzo, i livelli di crescita più alti si sono registrati nella fascia di prezzo più bassa. Ciò suggerisce che i viaggiatori sono sempre più alla ricerca di opzioni più convenienti nel mercato europeo degli affitti a breve termine. L’aria condizionata e la presenza di una cucina sembrano essere fattori cruciali per gli affittuari, mentre i servizi di lusso, come vasche idromassaggio, piscine, palestre e parcheggi, tipicamente associati ad alloggi dal costo più elevato, non sembrano avere un impatto sostanziale sull’occupazione crescita.

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Gli italiani e la dichiarazione dei redditi  

Posted by Massimo Miceli on
Gli italiani e la dichiarazione dei redditi  

Taxfix, l’app che rende più agevole la dichiarazione dei redditi online, ha analizzato i dati raccolti per scopire quali sono le caratteristiche degli italiani che quest’anno hanno presentato la dichiarazione dei redditi, quali le spese più comunemente dedotte e detratte, e quali invece le più curiose. E secondo Taxfix, la maggioranza degli utenti che hanno usufruito dell’app sono uomini (63,5%) rispetto al 36,5% delle utenti donne. Emerge poi una predominanza di Millennial, ovvero nella fascia di età compresa tra 26-35 anni. La maggior parte degli italiani ha presentato la dichiarazione dei redditi già nei mesi di aprile, maggio e giugno (60%), mentre il 14% ha utilizzato la piattaforma a settembre, ultimo mese utile. La maggior parte di chi ha aspettato a settembre (73%) ha presentato la dichiarazione negli ultimi 15 giorni del mese.

Con l’aumentare del reddito aumenta il gender pay gap

Le fasce di reddito più elevate sono rappresentate principalmente dagli uomini. In particolare, con l’aumentare del reddito, aumenta la disparità, partendo dal 71% di uomini contro il 29% delle donne nella fascia dai 20mila ai 30mila euro fino ad arrivare all’86% di uomini rispetto al 14% di donne nella fascia tra i 60mila e i 70mila euro. La maggior parte dei dichiaranti poi (69%) è andata a credito. Per quanto riguarda invece la distribuzione geografica degli utenti, tra le regioni più aperte a utilizzare le nuove tecnologie, anche in ambito fiscale, svettano Lombardia (29%), Emilia Romagna (12%) e Veneto (13%). Fanalini di coda, Valle D’Aosta, Molise e Basilicata.

Le spese più detratte

Dai dati elaborati da Taxfix emergono aspetti curiosi relativi alle spese dichiarate. Da quelle più note, che risultano essere le più detratte, come le spese mediche, posizionate al primo posto (60%), quelle per l’affitto (32%) e quelle relative alla detrazione degli interessi del mutuo (14%), ad altre più sorprendenti.
La top 5 delle spese meno note, riporta Askanews, si apre infatti con le spese funebri: è infatti possibile portare in detrazione le spese sostenute per un funerale e la sepoltura di qualcuno, richiedendo una riduzione dell’Irpef pari al 19% della somma pagata, nel limite di 1.550 euro per ciascun decesso.

Dal Bonus Musica alle donazioni

Al secondo e terzo posto si collocano rispettivamente le spese musicali e quelle sportive. Per quanto riguarda le prime si tratta di una detrazione pari al 19% delle spese sostenute per l’iscrizione di bambini e ragazzi tra 5-18 anni a scuole di musica o conservatori. Anche per le spese sportive la detrazione è pari al 19%, e riguarda le spese sostenute per le attività sportive praticate da ragazzi e ragazze tra 5-18 anni presso associazioni sportive e impianti sportivi. Al quarto posto si posizionano le donazioni nei confronti di Onlus, università e scuole, ricerca, sport o chiese, e al quinto il bonus vacanze. Un beneficio che spettava all’80% in forma di sconto sull’importo dovuto al fornitore, e per il restante 20% sotto forma di detrazione d’imposta.

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Gli italiani e la forma fisica: 7 su 10 praticano attività agonistica o amatoriale

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Gli italiani e la forma fisica: 7 su 10 praticano attività agonistica o amatoriale

Nel 2021 il 66,2% degli italiani, quasi 7 su 10, ha praticato regolarmente attività fisica, a livello agonistico o amatoriale. Lo rivela una ricerca dell’Istat su Sport, attività fisica e sedentarietà. Torna quindi a essere attuale anche l’importanza dell’alimentazione per chi pratica sport. Anche per sfatare falsi miti, come ad esempio quello di abolire dalla dieta i dolci e i grassi, oppure l’erronea convinzione che i carboidrati ingrassino. In ogni caso, nella top 5 degli alimenti più amati da chi pratica sport, e da chi vuole tenersi in forma, c’è la Bresaola della Valtellina IGP, un alimento ricco di proteine, vitamine e sali minerali. Un salume della tradizione che può essere un valido alleato anche per chi svolge un’attività sportiva a livello amatoriale, occasionalmente o con una certa regolarità.

Nel 2021 gli sportivi sono 38 milioni e 653mila

Negli ultimi 20 anni, in Italia, sempre più persone hanno praticato attività sportiva nel tempo libero, e nel 2021 sono 38 milioni e 653mila, contro i 34 milioni del 2000. Allo stesso tempo, si è ridotto il numero di persone che non pratica alcuna attività, passato dal 37,5% del 2000 al 33,7% del 2021.
Si tratta di dati che confermano le evidenze emerse dall’ultimo rapporto Coop, secondo il quale per gli italiani la salute rimarrà una priorità anche per il 2023. Ma se il 36% pone salute e benessere individuale al primo posto nella scala di importanza personale, e il 39% intende curare l’aspetto esteriore, un italiano su 2, il 47%, si propone di mangiare meglio. Soprattutto a fronte di una maggiore sedentarietà dovuta agli effetti della pandemia. Gli italiani sedentari sono passati da una quota del 22,3% nel 2000 al 27,2% nel 2021.

L’alimentazione influisce sulle performance

L’alimentazione, soprattutto per chi pratica sport, è il primo passo per una resa al top, e per una buona condizione generale di forma fisica, perché una corretta alimentazione può influire sulla performance sportiva e sull’obiettivo che ogni singolo appassionato intende raggiungere. Negli ultimi tempi, considerati anche i fatti di cronaca, si sta assistendo a un notevole aumento dell’interesse per lo studio della dieta applicata allo sport, sia per calciatori e ginnaste, sia per chi fa yoga o fitness, a livello agonistico oppure amatoriale. 

La dieta cambia in base a frequenza, durata e intensità dell’allenamento

“L’alimentazione di chi pratica sport cambia in base al tipo di disciplina praticata e in base a frequenza, durata e intensità dell’allenamento – spiega la dietologa nutrizionista e coach sportiva Valeria Galfano -. Il calcio, ad esempio, è uno sport a ritmo intermittente in cui i giocatori si fermano e ripartono in continuazione, con un ciclo fatto di corsa, sprint e posizionamento. A causa di queste particolari caratteristiche, il fabbisogno calorico dei calciatori risulta particolarmente elevato, prevedendo, anche nei giorni di riposo, un aumentato apporto sia di carboidrati, che forniscono energia immediatamente utilizzabile, sia di proteine, necessarie per il maggior turnover cellulare innescato dall’attività fisica. Grazie alla ricchezza di proteine, vitamine e sali minerali, la Bresaola della Valtellina IGP è un ingrediente sempre presente nel menu degli sportivi, insieme a frutta, verdura, cereali integrali e carni magre”.

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Per gli italiani lo shopping natalizio inizia in anticipo 

Posted by Massimo Miceli on
Per gli italiani lo shopping natalizio inizia in anticipo 

Se per qualcuno lo shopping dei regali natalizi rappresenta un’attività molto piacevole, in cui si sceglie un regalo per amici e familiari, per altri coincide con un periodo di corse all’ultimo minuto. Ma per tutti è senza dubbio uno dei momenti in cui viene effettuato il maggior numero di acquisti.
Nonostante la corsa ai regali last minute per molti italiani rimanga un ‘classico’ dei giorni che precedono il Natale, il 52,3% vorrebbe ricevere proposte dalle aziende già tra fine ottobre e fine novembre, e il 46,2% inizia già a comprare le prime strenne nel medesimo periodo. È quanto emerge da un sondaggio svolto da Esendex per comprendere le abitudini di acquisto degli italiani nelle settimane precedenti le feste.

Il 29,5% degli italiani anticipa gli acquisti entro la metà di ottobre

Dalla ricerca emerge, inoltre, che il 29,5% degli italiani anticipa gli acquisti dei regali natalizi entro la metà di ottobre, mentre il restante 24,3% preferisce aspettare l’inizio di dicembre prima di iniziare lo shopping. Agli intervistati è poi stato chiesto quando vorrebbero ricevere offerte e proposte di strenne natalizie, e più della metà (52,3%) ha risposto tra fine ottobre e fine novembre, il 37,3% entro metà ottobre, e il 9% dai primi di dicembre in avanti. Solo l’1,4% non è interessato a fare acquisti o non festeggia il Natale.

Viva le promozioni via SMS

Considerando che un buon numero di persone desidera ricevere offerte e proposte molto prima delle festività, è stato poi domandato se considererebbero la possibilità di acquistare un regalo natalizio a seguito di una promozione ricevuta via SMS o Whatsapp. E a questa domanda l’83,8% degli intervistati ha risposto che lo farebbe sicuramente, o molto probabilmente.

“Le aziende non possono permettersi di arrivare in ritardo con la promozione”

“La nostra indagine ha confermato che le persone iniziano a pensare allo shopping natalizio con ampio anticipo e sono molto ricettive a suggerimenti e offerte già nei due mesi precedenti alle festività – ha commentato Carmine Scandale, Head of Sales di Esendex Italia -. Le aziende non possono quindi permettersi di arrivare in ritardo con la promozione delle proprie proposte. Le nostre soluzioni di mobile messaging rappresentano un’eccellente modalità per effettuare, anche in vista del Natale, campagne marketing mirate ed efficaci, consentendo di raggiungere le persone direttamente sul proprio smartphone, il touch-point di eccellenza per clienti e potenziali clienti”.

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Come sono gli italiani visti dagli italiani? Conviviali e ironici

Posted by Massimo Miceli on
Come sono gli italiani visti dagli italiani? Conviviali e ironici

A tratteggiare il ritratto degli italiani ‘visti’ dagli italiani è uno studio condotto su quattro generazioni da Astraricerche per Birra Moretti, brand del gruppo Heineken con una storia di oltre 160 anni sulle spalle. Secondo lo studio, dalla GenZ ai Baby Boomers quattro connazionali su dieci si auto percepiscono conviviali. Al secondo posto dopo la convivialità gli italiani indicano la ‘leggerezza’ legata alla buona compagnia (35%), soprattutto gli under 25. Insomma, se proprio dobbiamo dare una etichetta al nostro essere italiani è la convivialità. E se poi la convivialità è a tavola, allora siamo tutti d’accordo.

GenZ, Millennials, Generazione X e Boomers a confronto

Ma la percezione dell’italianità non è univoca tra le generazioni. Ad esempio, la GenZ, rispetto alle altre generazioni, riconosce negli italiani l’ironia (32%), ma anche l’altruismo (27%), e al terzo gradino del podio, l’autenticità (24%). I Millennials, invece, più delle altre generazioni individuano nella ricerca del benessere e della felicità fisica e mentale una delle caratteristiche di noi italiani (35%), mentre la Generazione X individua l’essere italiani soprattutto nella creatività (33%). E per i Baby Boomers è l’impegno per la sostenibilità a contraddistinguere la nostra natura di italiani.

Le etichette più detestate: indisciplinati, mammoni, individualisti

Non ci piacciono invece le etichette a cui gli stranieri ci hanno abituati: per quasi un italiano su due (45%), lo stereotipo più detestato è quello di essere considerati un popolo di indisciplinati, un giudizio osteggiato in particolare dalla GenZ. A seguire, gli italiani indicano tra le etichette più odiose l’essere considerati ‘mammoni’ (34%) e troppo gesticolanti e chiassosi (30%). Giudizi diffusi, ma reputati più accettabili dai nostri connazionali, sono l’individualismo e la troppa sicurezza di sé (20%), insieme all’essere considerati troppo modaioli (17%).

Viva i pranzi a casa e i Mondiali guardati con gli amici

Su una cosa però gli italiani sono d’accordo. La convivialità a tavola è uno dei momenti che meglio rappresenta il nostro stile di vita. Al primo posto uno su due indica i pranzi, gli aperitivi e le cene a casa con gli amici (48%), seguiti dalla visione condivisa di grandi eventi sportivi come i mondiali di calcio (38%) o semplicemente, mangiare fuori casa in compagnia di chi ci fa stare bene (38%). Più staccate, riporta Askanews, la partecipazione a iniziative che riguardano il benessere della comunità nella quale si vive (20%) o a eventi culturali (16%).
In particolare, tra i momenti conviviali tipicamente italiani i nostri connazionali apprezzano molto il tradizionale pranzo della domenica (42%), molto più amato da Baby Boomers, meno dalla GenZ, ma anche le serate in pizzeria con gli amici (25%). Mentre tra gli under 25 riscuote consensi anche lo street food.

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Il cibo? Gli italiani lo vogliono sicuro

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Il cibo? Gli italiani lo vogliono sicuro

Si sa che per gli italiani il cibo sia un’assoluta priorità. Per fortuna, anche in anni difficili come lo sono stati quelli della pandemia, gli agricoltori di casa nostra hanno saputo garantire la continuità delle forniture di cibo salutare e sicuro, contribuendo alla sostenibilità ambientale e alla lotta al riscaldamento globale. I nostri connazionali riconoscono questo valore, come sottolinea il secondo numero dell’Osservatorio Enpaia-Censis “L’agricoltura italiana nelle nuove sfide”. 

Il ruolo delle imprese agricole

Ma agli imprenditori dell’agricoltura viene chiesto molto, anche aspetti che apparentemente esulano dal loro core business. Per il 54% degli italiani infatti, gli imprenditori agricoli devono garantire la disponibilità di cibo sicuro, sano, sostenibile e di alta qualità; per il 29% la tutela del benessere degli animali allevati; per il 24% la promozione della vita nei luoghi rurali e nelle campagne; per il 19% un’offerta articolata di cibo di qualità; per il 16% la sua fornitura in modo stabile in ogni situazione. Insomma, tanti ruoli che vanno ben oltre la coltivazione o l’allevamento.

Il 96% degli italiani apprezza

Tutto questo impegno è però riconosciuto. L’agricoltura e i suoi protagonisti, riferisce Italpress, hanno visto rinforzare la loro social reputation, il grado di fiducia sociale nei loro confronti, a testimonianza di un’azione efficace e apprezzata: il 96% degli italiani ritiene che l’agricoltura sia molto o abbastanza importante per il nostro futuro. Il 74%, inoltre, è convinto che gli agricoltori abbiano già dato un contributo importante nella lotta al riscaldamento globale, quota più alta di 16 punti percentuali rispetto al dato medio europeo. L’impatto dei costi più alti per il cibo tocca sia i prodotti agricoli subito utilizzabili sia quelli processati dell’industria alimentare.

Un settore da non “lasciare solo”

“Nelle attuali difficoltà resta alta la fiducia degli italiani nell’agricoltura, perchè garantisce gli approvvigionamenti anche nelle situazioni estreme, è impegnata, da tempo, nella lotta al riscaldamento globale e il buon cibo italiano contribuisce al benessere delle persone” ha dichiarato Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis. “In questa fase, poi, di fronte al decollo dei costi di energia e materie prime, è essenziale non lasciare sole le imprese agricole, perchè la loro crisi avrebbe costi sociali altissimi”.

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Moda sostenibile e connessa: la vogliono i consumatori

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Moda sostenibile e connessa: la vogliono i consumatori

Oggi i consumatori si aspettano esperienze e servizi che li aiutino a contribuire a coltivare abitudini sostenibili con i marchi e i prodotti di moda. Al contempo, cresce rapidamente il numero di prodotti connessi, e i consumatori sono sempre più propensi a scannerizzare etichette con lo smartphone per accedere a contenuti e servizi digitali. Insomma, la cultura dell’usa e getta non va più di moda. Tanto che secondo lo studio di Certilogo, la sostenibilità di un prodotto influenza le scelte d’acquisto. E la richiesta di trasparenza è esplicita anche da parte dei consumatori, soprattutto dei Millennial, i più attenti a fare acquisti ‘amici dell’ambiente’: 3 su 4 dichiarano di preoccuparsene molto, rispetto a 6 su 10 tra i Gen Z.

L’importanza delle certificazioni ‘green’

Inoltre, il 93% dei consumatori ritiene che i prodotti che offrono l’accesso a servizi legati alla sostenibilità siano utili, e 1 su 5 ritiene estremamente importanti le certificazioni ‘green’. Le nuove normative nell’ambito della Direttiva Europea sui Tessili Sostenibili e Circolari obbligheranno infatti i marchi della moda a dotare i prodotti di una identità digitale e un passaporto digitale del prodotto in grado di informare i consumatori dell’impatto ambientale del loro acquisto. E ora che i consumatori aspirano a divenire più responsabili sono sempre più interessati a recuperare il massimo valore possibile dai loro acquisti. Oltre il 70% dei consumatori si aspetta di recuperare in parte il valore del prodotto, e la rivendita sembra il metodo più popolare (35,6%). Inoltre, il 16,3% restituirebbe più volentieri il prodotto al brand produttore affinché lo ricicli in cambio di un riconoscimento del suo valore in qualche forma.

Parole d’ordine, autenticità e circolarità

Ma anche sapere che un prodotto è autentico e legittimo è fondamentale per i consumatori, che considerano l’autenticazione il servizio di sostenibilità più utile in assoluto quando si collegano a un prodotto connesso. Questi nuovi comportamenti dall’impronta ‘green’ possono essere sfruttati in maniera lungimirante dai brand per creare una relazione nuova, vera e reciprocamente proficua con i clienti. Ad esempio, i servizi che estendono la vita del prodotto possono ridurre lo spreco, nonché la produzione di articoli non indispensabili: come quelli di cura e di riparazione, richiesti da più del 40% dei consumatori. Perché i servizi che abilitano la circolarità aiutano a ridurre i rifiuti e l’impiego di materie prime.

Ridurre l’impatto sociale e ambientale dell’industria fashion

Per massimizzare sostenibilità e rilevanza, i brand devono quindi superare i confini dello storytelling, offrire esperienze che vadano oltre ‘il racconto delle iniziative green’, e riconoscere il ruolo fondamentale che i consumatori devono giocare per ridurre l’impatto sociale e ambientale dell’industria fashion. I brand che mancheranno di intraprendere i passi giusti verso la sostenibilità, e che non sapranno creare una connessione diretta e duratura con i loro clienti, rischiano di vedersi puniti dai consumatori, oltre che dagli enti regolatori europei e americani.

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 Un “Sistema nel pallone”: gli italiani e il calcio

Posted by Massimo Miceli on
 Un “Sistema nel pallone”: gli italiani e il calcio

Per gli italiani, tifosi o meno, il tanto amato sport nazionale non merita più di essere aiutato: è già particolarmente ricco e non necessita di misure da parte dello stato. Emerge dall’indagine dl titolo Un Sistema nel pallone, condotta da SWG per Inrete. Secondo il sondaggio, per 9 intervistati su 10 il calcio versa in condizioni difficili, e per la metà la crisi è così grave da necessitare di una vera e propria rivoluzione. Opinione condivisa soprattutto tra gli over 55 (56%) e tra chi non segue il calcio (58%). Solo il 7% ritiene che il sistema abbia imboccato la strada giusta per tornare a crescere, e il 4% che il comparto sia in salute.

È tempo di spending review per rilanciare il sistema

Di fronte alle difficoltà il monito che arriva è quello di ridurre gli sprechi, anche a scapito della competitività. Lo sostiene chi non ama il calcio (83%), ma anche gli appassionati (76%). Per il 78% il sistema dovrebbe concentrarsi a sistemare i conti per gettare basi solide per il futuro, percentuale che sale all’85% per gli over 55: indice di come il futuro del pallone non possa che passare da una razionalizzazione interna anziché da un indebitamento continuo. Pena, la disaffezione di una sempre più ampia fetta di popolazione. Infatti, solo il 22% vorrebbe si puntasse sull’aumento dei ricavi, investendo per essere competitivi anche in Europa

Decreto Crescita: il calcio non dovrebbe beneficiarne

Sul fronte ristori e aiuti il giudizio è implacabile: il sistema calcio non li merita. Dal 1 gennaio 2020 il mondo del pallone ha potuto beneficiare del Decreto Crescita, un regime di tassazione agevolata per lavoratori residenti all’estero, che ha favorito l’ingaggio di campioni di livello internazionale da parte dei club italiani. Secondo il 69% degli intervistati si tratta di una scelta sbagliata: anziché favorire il risparmio, questo provoca un ulteriore aumento degli ingaggi ai calciatori, e per il 47% il mondo del pallone è già troppo sprecone e non dovrebbe godere di questi aiuti. Solo gli under 35 (29%), ritengono che la misura debba valere per tutti i settori industriali, senza distinzioni.

Una voglia di cambiamento a 360 gradi

Da qui la necessità di riforme a lungo termine. Tra queste, l’incentivo agli investimenti per favorire la crescita dei giovani calciatori (91%), l’introduzione di un salary cap europeo per stabilire un tetto massimo agli stipendi dei calciatori (90%), la forte limitazione del potere dei procuratori (90%), la revisione del modello di concessione dei diritti tv (89%), lo sviluppo del calcio femminile (85%) e lo snellimento delle procedure della PA per favorire la costruzione di stadi di proprietà da parte dei club (81%). In questo scenario, quello dell’ingresso dei fondi di investimento rappresenta per 7 intervistati su 10 un fattore positivo, che potrà giovare al calcio italiano. Negli ultimi anni il sistema si è infatti aperto alle proprietà straniere e ai fondi dell’investimento, che ne potrebbero rilanciare la competitività.

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Nel 2022 e-commerce di prodotto a +10%

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Secondo l’Osservatorio eCommerce B2c, dopo due anni in cui l’online è riuscito a porsi come canale capace di avvicinarsi ai consumatori e superare le difficoltà legate alla pandemia, l’e-commerce B2c di prodotto in Italia continua a crescere con un ritmo contenuto.
Nel 2022 gli acquisti online di prodotto valgono circa 34 miliardi di euro, +10% rispetto al 2021. E se la crescita in valore assoluto torna ai livelli pre-pandemia, dopo l’accelerazione dell’ultimo biennio (+8 miliardi nel 2020 e +5 nel 2021), l’online nel 2022 cresce di ‘soli’ 3 miliardi di euro.
Questo incremento, seppur ridimensionato, consente all’e-commerce di prodotto di guadagnare un altro punto percentuale di penetrazione. L’incidenza dei consumi online sui consumi totali passa infatti dal 10% nel 2021 all’11% nel 2022.

Food&Grocery e Abbigliamento trainano la crescita

Tra i settori rappresentativi del Made in Italy, il Food&Grocery continua a crescere sopra la media (+17%) e raggiunge un valore di 4,8 miliardi di euro. Il comparto è caratterizzato da un trend positivo in tutte le componenti (Food Delivery, Grocery Alimentare ed Enogastronomia), grazie soprattutto all’incremento delle iniziative online su tutto il territorio italiano, e al potenziamento di infrastruttura logistica e capacità di consegna. Gli acquisti online di Abbigliamento raggiungono invece 5,6 miliardi di euro (+10%). Le principali iniziative del comparto da un lato stanno lavorando all’ottimizzazione dei processi in logica omnicanale e sostenibile, dall’altro stanno sperimentando nuove forme di vendita e interazione grazie a metaverso, livestream shopping, marketplace e nuovi formati di adv.

Arredamento&Home living e Beauty i più innovativi

L’Arredamento&Home living, grazie a una crescita del +14%, vale 3,9 miliardi di euro, mentre il Beauty raggiunge 1,2 miliardi (+8%). Entrambi i comparti si confermano molto attivi sul fronte dell’innovazione tecnologica (realtà aumentata), della maggiore integrazione omnicanale (con il lancio di nuovi formati di negozio integrati con l’online) e della sostenibilità ambientale.
“L’e-commerce di prodotto, dopo due anni di crescita ‘straordinaria’, si trova in una fase di evoluzione più strutturata – dichiara Valentina Pontiggia, Direttrice dell’Osservatorio -. L’attenzione dei retailer online è rivolta all’ottimizzazione dei processi, non solo in chiave omnicanale, e alla sperimentazione di soluzioni in grado di assecondare i nuovi trend di consumo”.

Canali digitali al centro dei percorsi di acquisto

“Siamo entrati in una nuova fase dell’e-commerce, dove i canali digitali sono ormai al centro dei percorsi di acquisto di 33,3 milioni dei consumatori in Italia – afferma Roberto Liscia, Presidente di Netcomm -. Non solo perché queste persone acquistano online sempre più tipologie di prodotti e con maggior frequenza, ma anche perché i punti di contatto digitali incidono in maniera rilevante anche sugli acquisti che questi stessi consumatori effettuano nei negozi fisici. Se la pandemia ha dato impulso all’e-commerce, l’e-commerce ha dato a sua volta impulso all’acquisto multicanale, con un cliente su quattro che dichiara di aver acquistato sia off sia online da una stessa insegna”.