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Capodanno a tavola: i consigli degli esperti per non avere sensi di colpa

Posted by Massimo Miceli on
<strong>Capodanno a tavola: i consigli degli esperti per non avere sensi di colpa</strong>

Italiani buone forchette, si sente spesso dire. Ed è vero, come è vero che noi amiamo festeggiare ogni occasione con amici e parenti e soprattutto con l’immancabile tavolata. Tra Natale e Capodanno, è tutto un susseguirsi di pranzi e cene, con lo sfoggio delle bontà della nostra tradizione gastronomica. Quest’anno poi, in cui non ci sono più limitazioni come nelle festività passate causa pandemia, si cucina come se non ci fosse un domani. Più commensali, quindi, e più portate.

Le indicazioni dei medici per non litigare con la bilancia

Per festeggiare come si deve, ma senza però attentare alla linea e alla salute, ci sono i consigli di di AIGO – Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri, che indicano come concedersi le gioie delle convivalità senza doverle pagare sulla bilancia. Focus innanzitutto sull’alcol, ricco di zuccheri. Nessuno vieta il tradizionale brindisi, però bisogna ricordare che negli uomini la dose massima giornaliera è di 1-2 bicchieri di vino, mentre nelle donne di 1 bicchiere. Anche nei soggetti sani l’alcol può causare pure in dosi moderate sintomi da reflusso o bruciore, in presenza di patologia serve particolare prudenza. Il paziente con malattia di fegato non dovrebbe assumere bevande alcoliche, mentre il paziente con disturbi funzionali, come intestino irritabile, può concedersi un brindisi. La cosa più importante che spesso manca nelle tavole delle feste è l’acqua. Quindi, sì a un brindisi, ma uno solo!

Attenti a…

I piatti tipici delle feste sono meravigliosi, ma sovente sono ricchi di grassi animali e zuccheri, elementi che possono favorire disturbi come cattiva digestione, gonfiore addominale, reflusso gastroesofageo, poichè difficilmente digeribili. Fermo restando che nessun piatto è “sbagliato” in assoluto, il problema può essere rappresentato dall’eccesso. Non solo: alcuni cibi possono provocare problemi alle persone con difficoltà nell’assorbimento del lattosio. La regola generale, quindi, è lasciare ampio spazio sulla tavola anche a verdure fresche, che comunque attenuano il senso di fame. Occhio anche alle cattive abitudini, come ad esempio mangiare troppo velocemente, fumare tra una portata e l’altra o sdraiarsi sul divano subito dopo il pasto. No anche allo stress, da lasciare rigorosamente fuori dalla porta nei giorni di festa. Per sentirsi subito più leggeri, infine, niente di meglio di una passeggiata post pranzo: fa bene alla linea, sicuramente, ma anche all’umore.

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Gli italiani e la forma fisica: 7 su 10 praticano attività agonistica o amatoriale

Posted by Massimo Miceli on
Gli italiani e la forma fisica: 7 su 10 praticano attività agonistica o amatoriale

Nel 2021 il 66,2% degli italiani, quasi 7 su 10, ha praticato regolarmente attività fisica, a livello agonistico o amatoriale. Lo rivela una ricerca dell’Istat su Sport, attività fisica e sedentarietà. Torna quindi a essere attuale anche l’importanza dell’alimentazione per chi pratica sport. Anche per sfatare falsi miti, come ad esempio quello di abolire dalla dieta i dolci e i grassi, oppure l’erronea convinzione che i carboidrati ingrassino. In ogni caso, nella top 5 degli alimenti più amati da chi pratica sport, e da chi vuole tenersi in forma, c’è la Bresaola della Valtellina IGP, un alimento ricco di proteine, vitamine e sali minerali. Un salume della tradizione che può essere un valido alleato anche per chi svolge un’attività sportiva a livello amatoriale, occasionalmente o con una certa regolarità.

Nel 2021 gli sportivi sono 38 milioni e 653mila

Negli ultimi 20 anni, in Italia, sempre più persone hanno praticato attività sportiva nel tempo libero, e nel 2021 sono 38 milioni e 653mila, contro i 34 milioni del 2000. Allo stesso tempo, si è ridotto il numero di persone che non pratica alcuna attività, passato dal 37,5% del 2000 al 33,7% del 2021.
Si tratta di dati che confermano le evidenze emerse dall’ultimo rapporto Coop, secondo il quale per gli italiani la salute rimarrà una priorità anche per il 2023. Ma se il 36% pone salute e benessere individuale al primo posto nella scala di importanza personale, e il 39% intende curare l’aspetto esteriore, un italiano su 2, il 47%, si propone di mangiare meglio. Soprattutto a fronte di una maggiore sedentarietà dovuta agli effetti della pandemia. Gli italiani sedentari sono passati da una quota del 22,3% nel 2000 al 27,2% nel 2021.

L’alimentazione influisce sulle performance

L’alimentazione, soprattutto per chi pratica sport, è il primo passo per una resa al top, e per una buona condizione generale di forma fisica, perché una corretta alimentazione può influire sulla performance sportiva e sull’obiettivo che ogni singolo appassionato intende raggiungere. Negli ultimi tempi, considerati anche i fatti di cronaca, si sta assistendo a un notevole aumento dell’interesse per lo studio della dieta applicata allo sport, sia per calciatori e ginnaste, sia per chi fa yoga o fitness, a livello agonistico oppure amatoriale. 

La dieta cambia in base a frequenza, durata e intensità dell’allenamento

“L’alimentazione di chi pratica sport cambia in base al tipo di disciplina praticata e in base a frequenza, durata e intensità dell’allenamento – spiega la dietologa nutrizionista e coach sportiva Valeria Galfano -. Il calcio, ad esempio, è uno sport a ritmo intermittente in cui i giocatori si fermano e ripartono in continuazione, con un ciclo fatto di corsa, sprint e posizionamento. A causa di queste particolari caratteristiche, il fabbisogno calorico dei calciatori risulta particolarmente elevato, prevedendo, anche nei giorni di riposo, un aumentato apporto sia di carboidrati, che forniscono energia immediatamente utilizzabile, sia di proteine, necessarie per il maggior turnover cellulare innescato dall’attività fisica. Grazie alla ricchezza di proteine, vitamine e sali minerali, la Bresaola della Valtellina IGP è un ingrediente sempre presente nel menu degli sportivi, insieme a frutta, verdura, cereali integrali e carni magre”.

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Digitale: nel 2023 investimenti a +2,1% 

Posted by Massimo Miceli on
Digitale: nel 2023 investimenti a +2,1% 

Dopo l’aumento del 2022 (+4%), per il 2023 si stima un rialzo del 2,1% dei budget ICT delle imprese italiane, comprese le Pmi (+2,4%). Per le grandi imprese gli investimenti si concentreranno su Sistemi di Information Security (50%), Business Intelligence, Big Data e Analytics (46%) e Cloud (30%), Software di profilazione e gestione dei contatti (CRM) e Software Gestionali (ERP). Ma il digitale è anche lo strumento per supportare i processi di transizione sostenibile. Il 65% delle grandi imprese investe nel digitale per raggiungere obiettivi in questo ambito (29% Pmi), in particolare con sistemi di Big Data e Analytics, soluzioni di Industria 4.0 e tecnologie per lo Smart Working. Sono i risultati della ricerca degli Osservatori Startup Intelligence e Digital Transformation Academy della School of Management del Politecnico di Milano.

I budget ICT

Nel 2023 il 43% delle grandi o grandissime imprese e il 43% delle Pmi aumenteranno i budget per le tecnologie digitali, un incremento trainato dalle imprese di taglia media. Si conferma la propensione a dedicare budget per l’innovazione digitale anche in altre funzioni esterne alla Direzione ICT, come fa già il 61% delle grandi imprese.
Il 41% delle imprese ha già definito una Direzione Innovazione o un singolo ruolo dedicato alla gestione dell’innovazione, sempre più spesso posizionata in stretto rapporto con il vertice aziendale. Ma è centrale anche integrare gli spunti di innovazione con i bisogni delle aree di business: più del 50% delle grandi imprese ha già definito ruoli di Innovation Champion. Nelle Pmi sono ancora rari ruoli dedicati all’Innovazione Digitale (8%), prediligendo una gestione occasionale (60%), o il ricorso a consulenti esterni (13%).

Misurare l’innovazione

Le grandi imprese identificano tra le principali sfide future la necessità di comprendere come misurare in modo efficace gli impatti portati dall’innovazione in azienda. Solo l’8% ha però già definito modelli strutturati di misurazione. Tra le dimensioni misurate spiccano i risultati di business e il consumo di risorse impiegate nei processi di innovazione, elementi di più facile e immediata quantificazione.
Grandi imprese e Pmi si dedicano poi in maniera sempre più diffusa all’adozione di meccanismi per stimolare l’ecosistema esterno di innovazione, e oggi l’83% delle grandi imprese adotta pratiche di Open Innovation. 

L’Open Innovation

A riprova di questa diffusione, il 45% delle grandi imprese già possiede un budget dedicato all’Open Innovation. Tra le azioni inbound più adottate, le collaborazioni con Università e Centri di Ricerca (67%), attività di scouting e intelligence di start up (52%), Partner scouting su imprese consolidate (46%), Call4ideas o Call4startup (37%) e Hackathon (36%).
Poco diffusi, seppur in crescita, i fondi di Corporate Venture Capital per investire nell’equity di startup (8%). Anche tra le Pmi l’adozione di Open Innovation è in crescita costante, seppur interessi ancora solo il 44% di esse. Il 52% delle grandi imprese collabora già attivamente con startup, mentre il 24% ha in programma di farlo in futuro. Tra le Pmi l’11% già collabora e 24% ha in programma di farlo.