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Spesa, carrelli sempre più “green” per gli italiani

Posted by Massimo Miceli on
Spesa, carrelli sempre più “green” per gli italiani

Agli italiani piace… verde. Aumenta infatti il numero dei nostri connazionali che, per diverse motivazioni, hanno deciso di eliminare dalle loro tavole e dalla loro dieta alimenti di origine animale. Oggi, infatti,  i vegani e i vegetariani sono circa il 9% sul totale della popolazione, con un aumento del 25% sull’anno precedente. A rivelarlo è un report di Everli, marketplace della spesa online, che ha preso in esame gli ordini effettuati sul sito e via app nell’ultimo anno e ha decretato per il 2020 un aumento del 14% per quanto riguarda l’acquisito di prodotti vegetariani e vegani rispetto allo stesso periodo 2019. Anche l’offerta della grande distribuzione ha seguito questo trend, inimmaginabile fino a pochi anni fa. Oggi nei supermercati è possibile ogni genere di alimento green, a cominciare dal tofu, dall’hummus e dai burger vegetali che nell’ordine dominano la classifica delle principali scelte dei consumatori vegan, mentre per i vegetariani i must have sono i burger vegetali, le cotolette vegetariane e i falafel libanesi.

Al Nord la maggior concentrazione di vegani

A livello territoriale, la ricerca rivela che il maggior numero di vegani italiani si concentra al Nord, e in particolare nella Pianura Padana, mentre i piatti vegetariani sono diffusi in tutto lo Stivale, sempre però con una predominanza delle preferenze al Settentrione. Emilia Romagna e Lombardia sono le regioni più vegan del paese, la Toscana è invece al primo posto tra quelle vegetariane.

Città che vai, carrello che trovi

Ancora più nel dettaglio, quali sono le regioni che prediligono un regime alimentare green? In base agli ordini registrati sulla piattaforma, riporta Ansa, l’Emilia Romagna e la Lombardia si aggiudicano il primo posto come regioni più vegan d’Italia, con tre città ciascuna nella top 10 delle città italiane con il maggior numero di ordini online di questa categoria: Bologna in vetta, Milano al terzo posto e Pavia un gradino sotto al podio, seguite da Bergamo (6°), Modena (7°) e Parma (9°). I vegetariani dello Stivale si concentrano soprattutto in Toscana. Tra le 10 province che nell’ultimo anno hanno registrato il maggior numero di ordini di questi prodotti spiccano infatti ben tre province toscane: Firenze, Livorno e Pisa. Ovviamente, ci sono anche mode e modi nelle scelte di acquisto: una curiosità è scoprire che le creme a base di ceci spopolano ad esempio a Firenze, Bologna, Venezia e Bergamo, mentre sono escluse dalla spesa dei consumatori della provincia di Pesaro e Urbino.

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Il Covid dà impulso al welfare aziendale

Posted by Massimo Miceli on
Il Covid dà impulso al welfare aziendale

La pandemia di Covid-19 ha dato impulso alle politiche di welfare aziendale. Per la prima volta infatti le imprese attive superano il 50%, il 79% ha confermato le iniziative di welfare in corso e il 28% ne ha introdotte di nuove, o potenziato quelle esistenti. Nel contesto Covid-19, le Pmi con un welfare più maturo hanno avuto maggiore capacità di reagire all’emergenza e sono state punto di riferimento per la comunità. Si tratta di alcuni dati emersi dalla quinta edizione Welfare Index PMI, promosso da Generali Italia.

“Straordinarie storie di resilienza delle nostre Pmi”

Quest’anno il Welfare Index PMI ha ampliato il proprio quadro di analisi a oltre 6.500 interviste, un numero triplicato in 5 anni. Oltre all’ingresso di Confcommercio l’Index allarga la partnership a tutte le 5 Confederazioni nazionali, e si arricchisce delle analisi su Covid e impatti del welfare sui risultati di bilancio.

“In questo nuovo contesto del Covid-19, attraverso Welfare Index PMI, abbiamo osservato come le imprese hanno agito come soggetto sociale, oltre che economico e di mercato, per la loro diffusione nel territorio e per la vicinanza ai lavoratori e alle famiglie”, commenta Marco Sesana, Country Manager & Ceo Generali Italia e Global Business Lines. Di fatto durante l’emergenza sanitaria le imprese hanno dato vita a un nuovo welfare di sussidiarietà. “Sono straordinarie storie di resilienza delle nostre Pmi – aggiunge Sesana -. Le imprese con un welfare più maturo sono state punto di riferimento delle comunità e hanno avuto maggiore capacità di reazione durante l’emergenza Covid”

Il welfare fa crescere produttività e occupazione

L’analisi dell’impatto delle azioni di welfare sui bilanci di 3 mila Pmi attesta che negli ultimi due anni le imprese più attive nel welfare registrano il maggiore aumento di produttività, pari al (+6% rispetto alla media del +2,1%, e un più alto tasso di occupazione, attestato al +11,5% contro una media del +7,5%.

Insomma, il welfare aziendale fa crescere l’impresa in termini di produttività e occupazione.

“Questo oggi ci conferma che il welfare, oltre a essere strategico per la crescita delle imprese, sarà leva per la ripresa sostenibile del Paese”, sottolinea Sesana.

L’esperienza di crisi ha cambiato la cultura di gestione dell’impresa

Ma quali sono le iniziative di welfare adottate dalle imprese durante l’emergenza? L’80% delle Pmi ha dato materiali e fornito informazioni di tipo sanitario ai lavoratori mentre il 12%  ha attivato canali di supporto e servizi di consulto medico e assistenza sanitaria a distanza. Il 26,4%, inoltre, ha attuato iniziative aperte alla comunità esterna e di sostegno al sistema sanitario nazionale. L’esperienza di crisi ha cambiato la cultura di gestione dell’impresa. Il 91,6% delle Pmi ha dichiarato di avere acquisito maggiore consapevolezza della centralità della salute e della sicurezza dei lavoratori e oltre il 70% ha affermato che in futuro il welfare aziendale avrà maggior rilievo. E  il 65% contribuirà maggiormente alla sostenibilità del territorio in cui opera.

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Smart working, il bilancio dei lavoratori

Posted by Massimo Miceli on
Smart working, il bilancio dei lavoratori

Secondo un’indagine della Cgil, pubblicata il 18 maggio, gli italiani che hanno lavorato dalla propria abitazione durante il lockdown sono stati circa 8 milioni. Prima della pandemia erano mezzo milione. A diciotto settimane di distanza dall’inizio del lockdown, Lenovo ha pubblicato uno studio, Technology and the Evolving World of Work, in cui si traccia un bilancio sugli esiti del lockdown in ambito lavorativo e tecnologico. A 20.262 dipendenti di 10 Paesi, compresa l’Italia, Lenovo ha chiesto di rispondere ad alcune domande relative all’esperienza con la tecnologia sul luogo di lavoro e all’impatto del Covid-19 su preferenze, connettività ed equilibrio tra vita personale e lavorativa.

Il prezzo di lavorare da casa si paga con il benessere economico, fisico ed emotivo

La maggior parte degli interpellati (63%) ha risposto che lavorando da casa ci si sente più connessi e produttivi rispetto a lavorare in ufficio. Ma anche se la metà del campione (il 52%) pensa di dover continuare a lavorare da casa più di quanto facesse prima, lo smart working (o work from home) secondo gli intervistati non offre soltanto vantaggi. Il timore è infatti quello di dover pagare uno scotto per quanto riguarda non solo il proprio benessere economico, riporta Agi, ma anche fisico ed emotivo.

Quanto hanno speso gli italiani in tecnologia

Tra le conseguenze più immediate dello stravolgimento delle abitudini lavorative c’è stata la necessità di ammodernare l’attrezzatura usata per svolgere le proprie mansioni. A livello globale, sette intervistati su dieci hanno dichiarato di aver acquistato nuovi dispositivi tecnologici per migliorare la propria dotazione. Gli italiani hanno dichiarato di avere speso mediamente 305 euro per aggiornare o migliorare la tecnologia necessaria per lavorare da casa, un dato che ci colloca al terzo posto. Soltanto in Germania (336 euro) e Stati Uniti (307 euro) si è speso di più. La media globale, scrive Lenovo nel suo report, si attesta a 238 euro.

Le conseguenze sulla salute Secondo lo studio il 71% degli intervistati lamenta l’insorgere di nuovi problemi di salute o il peggioramento di alcune condizioni, tra cui mal di testa, dolori alla schiena, al collo, e la difficoltà a dormire. Tra le possibili cause la mancanza di spazi adeguati dove lavorare, ma tra le conseguenze del lavoro da casa rientra anche la diminuzione dei contatti personali con i colleghi, che può influire negativamente sulla capacità di sviluppare relazioni sul posto di lavoro, e quindi sul rendimento. Un altro aspetto negativo che può influire negativamente sula salute psicologica risiede nella difficoltà di separare la vita lavorativa dalla vita domestica. O nella scarsa capacità di concentrarsi durante le ore di lavoro a causa delle tante distrazioni presenti in casa.  

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Per il 97% delle aziende la reputazione online è la chiave del successo

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Per il 97% delle aziende la reputazione online è la chiave del successo

Attuare strategie per far crescere la reputazione online è diventata di vitale importanza per le aziende.Di fronte alla crescente influenza della rete sulle nostre abitudini e sulle nostre scelte, oltre al proliferare di fake news e l’imperversare di attacchi informatici, dare una prima impressione buona a chi cerca informazioni sulla propria azienda in rete, e quindi mostrare risultati positivi nella prima pagina dei motori di ricerca, è un ottimo modo per rendere la “stretta di mano digitale” efficace e persuasiva. Tanto che per il 97% delle aziende la reputazione online è la chiave del successo.

Il 70% dei consumatori non acquista da aziende che hanno commenti negativi su Google

Secondo l’analisi del Centro Studi ReputationUP, il 97% degli imprenditori afferma infatti che la gestione della reputazione sia la carta vincente per il loro business nel 2020. L’analisi rivela poi che “Il 45% degli adulti che nel 2019 ha googlato un potenziale partner commerciale – si legge nello studio – e ha trovato qualcosa online che li ha spinti a scegliere di non fare affari con quel partner”.

Dallo studio emerge però un dato ancora più significativo. “Il 70% dei consumatori ammette che la decisione di acquistare prodotti o servizi dipende essenzialmente dalle recensioni disponibili on line”, continua l’analisi del Centro Studi ReputationUP. Più in particolare, il 70% dei consumatori non acquista da aziende che hanno 4 o più articoli negativi, su brand, prodotti e servizi nei risultati di ricerca Google.

“La qualità della tua vita è data dalle qualità della tua reputazione”

Numeri che destano preoccupazione, e inducono gli operatori economici non tanto a guardarsi alle spalle, quanto a osservare con un’attenzione sempre maggiore la realtà e il sentiment percepiti dall’audience al di là dello schermo. “La qualità della tua vita è data dalle qualità della tua reputazione”, conferma Andrea Baggio, CEO di ReputationUP. Questo perché, così come nella vita reale, ognuno di noi ha un’immagine anche online, che condiziona la qualità e la modalità delle relazioni di coloro con cui interagiamo o vogliamo interagire.

Le tre fasi della reputazione online

Il Centro Studi di ReputationUP è un gruppo internazionale con sedi in Europa, Nord America e Sud America, specializzato in Online Reputation Management e Diritto all’Oblio. L’intero processo di gestione della reputazione online, definito Online Reputation Management, passa attraverso 3 fasi cruciali, la Reputation Cleaning, la Reputation Monitoring, o Protecting, e la Reputation Improving.

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Attenzione al vishing, la frode che arriva via telefono

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Attenzione al vishing, la frode che arriva via telefono

Telefonate da parte di falsi operatori bancari o di società emittenti di carte di credito che con il pretesto di presunte anomalie nella gestione della carta di credito o del conto corrente inducono la vittima ad attivare fantomatiche procedure di sicurezza. Il fine è ovviamente quello di estorcere denaro. Tanto che nell’ultimo periodo la Polizia Postale e delle Comunicazioni ha reso noto un aumento di denunce da parte di cittadini in relazione ad addebiti non autorizzati sulle proprie carte di credito. Si tratta di un raggiro via telefono noto alla polizia postale con il termine di Vishing.

Un codice di sicurezza inviato alla vittima completa la transazione

Più in particolare, nel corso della telefonata i truffatori richiedono quindi alla vittima di leggere a voce alta il codice di conferma che, proprio in quel momento, appare via messaggio sul display del telefono. Tale codice, tuttavia, altro non è che il codice autorizzativo di una transazione che in quel momento i truffatori stanno tentando di effettuare via web ai danni dell’ignara vittima. I cyber-criminali infatti, entrati precedentemente in possesso dei dati della carta di credito (numero di carta, data di scadenza e Cvv), necessitano di conoscere tale codice di sicurezza per completare una transazione in corso, e sottrarre così il denaro della vittima.

Addebiti di migliaia di euro per l’acquisto su piattaforme online

Chi riceve questo tipo di telefonate crede in buona fede di aver agito correttamente per mettere in sicurezza il proprio conto o la propria carta di pagamento, e si accorge solo successivamente, spesso solo al momento della ricezione dell’estratto-conto, che in realtà sono presenti movimentazioni in uscita non autorizzate. Secondo la Polizia Postale si tratta di operazioni pari anche a diverse migliaia di euro per l’acquisto di beni e servizi mai richiesti su piattaforme online, riporta Adnkronos.

Diffidare di chi richiede telefonicamente dati sensibili

In caso si cada nella trappola del vishing è bene rivolgersi al più presto alla Polizia Postale e delle Comunicazioni, sempre a disposizione dei cittadini per ricevere denunce e per fornire ogni supporto e chiarimento, attraverso i propri uffici e i propri canali virtuali, come il sito web commissariatodips.it.

“Si sottolinea ancora una volta l’importanza di non rivelare mai a nessuno, via telefono come via social o via email, i nostri dati più sensibili, le nostre password dispositive, i Pin o i nostri codici di accesso comunque denominati – sottolinea la Polizia Postale e delle Comunicazioni -. È opportuno diffidare sempre di fronte a soggetti che richiedono tali dati, presentandosi come operatori di istituzioni pubbliche, importanti aziende o istituti bancari. Utile invece procedere a semplici e attente verifiche, contattando l’ente coinvolto che potrà confermare i nostri sospetti”.

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Coronavirus e Ssn, punti di forza e criticità della sanità italiana

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Coronavirus e Ssn, punti di forza e criticità della sanità italiana

L’emergenza coronavirus ha evidenziato criticità e punti di forza del Ssn. E se le prime erano presenti ben prima dello scoppio della pandemia il Covid-19 le ha messe drammaticamente in rilievo. È opportuno, quindi, fare una riflessione sul Ssn, anche se una valutazione generale potrà essere fatta solo fra un po’ di tempo. In merito alla reazione del sistema sanitario all’onda d’urto del Covid-19, secondo Maria Cristina Perrelli Branca, Project Manager di Nomisma ed esperta in economia sanitaria, “la capacità che il Servizio Sanitario ha mostrato nel riorganizzarsi, in tempi relativamente brevi, sul fronte ospedaliero”.

Ma fattori come il numero ottimale di posti letto o il numero di medici per paziente “sono aspetti che verranno riletti alla luce di quanto accaduto – aggiunge Perrelli Branca – avendo presente che ciò che è stato considerato sufficiente in momenti di pace non lo è stato in tempo di guerra”.

In poco più di un mese posti di terapia intensiva incrementati del 79%

“Come riportato dalla Protezione Civile in poco più di un mese i posti di terapia intensiva sono stati incrementati del 79%, mentre quelli nei reparti di malattie infettive e pneumologia sono aumentati di oltre 4 volte – continua Perrelli Branca -. Anche sul fronte delle risorse umane c’è stata una grande mobilitazione. Sono state infatti reclutate oltre 20 mila unità di personale di prima linea, di cui circa 4.400 a tempo indeterminato e 6.800 a tempo determinato. Regioni e aziende sanitarie, inoltre, hanno rivisto interamente la loro organizzazione creando ospedali dedicati al Covid, trasferendo o ampliando alcuni reparti, realizzando percorsi dedicati e acquistando attrezzature”.

Negli ultimi trent’anni politiche sanitarie mirate alla deospedalizzazione

Una delle principali carenze del Ssn riguarda il fatto che in questi anni non è stato raggiunto un pieno equilibrio tra assistenza ospedaliera e assistenza distrettuale. E tale deficit è stato messo prepotentemente in evidenza dall’emergenza Coronavirus.

“Negli ultimi trent’anni, in Italia, sono state portate avanti politiche sanitarie mirate alla ‘deospedalizzazione’ dei casi non acuti, che insieme alle manovre di razionalizzazione della spesa, hanno comportato chiusura dei presidi ospedalieri al di sotto di una certa dimensione, taglio dei posti letto, drastica riduzione delle unità di personale” sottolinea la manager.  Questo ha fatto sì che allo scoppio dell’emergenza “il Paese si trovasse non sufficientemente attrezzato – sostiene Perrelli Branca – sia sul fronte ospedaliero, ormai depotenziato, sia su quello territoriale”.

Fase 2, sorveglianza epidemiologica, domiciliarità, piena integrazione ospedale-territorio

La significativa diversità dei modelli regionali ha avuto ripercussioni sulle scelte strategiche di gestione dell’emergenza. Ma in merito alla Fase 2 comunità scientifica e fronte politico sono concordi sulla necessità di attuare sorveglianza epidemiologica, domiciliarità, piena integrazione ospedale-territorio e impiego di gruppi di professionisti integrati (figure dell’assistenza territoriale e dell’assistenza ospedaliera). Nel dopo emergenza si dovrebbe rivedere l’impostazione di alcuni servizi, e riflettere sull’opportunità di continuare a portare avanti modelli obsoleti rispetto ai cambiamenti epidemiologici e sociali in atto.

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Fact-checking su WhatsApp contro le fake news sul Coronavirus

Posted by Massimo Miceli on
Fact-checking su WhatsApp contro le fake news sul Coronavirus

Nell’ambito dell’iniziativa di co-regolamentazione definita da Agcom per contrastare la disinformazione sul Coronavirus Facebook lancia un progetto pilota per il fact-checking su WhatsApp. Il servizio si basa sulla partnership con Facta, il nuovo progetto di Pagella Politica nell’ambito del programma globale di fact-checking, e permetterà agli utenti di WhatsApp di inviare a Facta i messaggi condivisi relativi al Covid-19, in modo che il fact-checker possa verificarne l’accuratezza. Questa soluzione aiuterà anche Facta a creare e pubblicare, sul proprio sito web, un database di fatti e miti sul nuovo coronavirus, a uso del pubblico e dei media come fonte di informazione.

Verificare l’autenticità di messaggi di testo o vocali, video o immagini

Per utilizzare il servizio gratuito di verifica di un’informazione su WhatsApp, il primo passo è quello di salvare il numero di Facta nei contatti del proprio telefono cellulare (+39 345 6022504). Si potranno così inviare a questo numero i messaggi di testo o vocali, video o immagini dei quali si desidera verificare l’autenticità. Facta manderà una notifica all’utente che ha inviato la richiesta, e se si tratta di una nuova notizia falsa, la esaminerà e pubblicherà l’analisi sul suo sito web www.facta.news.

Un’iniziativa di Facebook nell’ambito della Task Force sulle Piattaforme Online e i Big Data

Il fact-checker aggiornerà costantemente il suo stato di WhatsApp con le ultime notizie verificate sul Covid-19, consultabili dagli utenti. Gli utenti che lo richiederanno potranno anche ricevere, sempre via WhatsApp, un resoconto giornaliero di tutte le notizie verificate da Facta. L’iniziativa è stata proposta da Facebook nell’ambito della Task Force sulle Piattaforme Online e i Big Data lanciata da Agcom in risposta alla crisi Covid, a seguito di quanto previsto dal decreto Cura Italia (decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18), di cui Facebook fa parte. L’obiettivo della Task Force è quello di prevenire e contrastare la disinformazione online in ambito medico, sanitario e Covid, riporta Askanews.

Contribuire a ridurre la diffusione della disinformazione

“La priorità di Facebook è assicurarsi che tutti possano accedere a informazioni attendibili e accurate e fermare le bufale e la disinformazione – ha dichiarato Luca Colombo, Country Director di Facebook in Italia -. Siamo molto felici di collaborare con Agcom e Pagella Politica per combattere la diffusione della disinformazione in Italia, soprattutto in questo periodo così delicato e critico. Chiunque utilizzerà questo servizio, condividendo su WhatsApp con il fact-checker i messaggi potenzialmente falsi, contribuirà a ridurre la diffusione della disinformazione in Italia”.

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Lotteria scontrini, le regole e le date di estrazione

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Lotteria scontrini, le regole e le date di estrazione

Dall’1 luglio 2020 si potrà partecipare alla lotteria degli scontrini effettuando un acquisto di importo pari o superiore a 1 euro. Prima estrazione, il 7 agosto

Per ottenere il codice lotteria, necessario per partecipare, basta inserire il proprio codice fiscale nell’area pubblica del portale lotteria disponibile a partire dalle ore 12 del 9 marzo 2020. Una volta generato, il codice potrà essere stampato su carta o salvato su dispositivo mobile e mostrato all’esercente in fase di acquisto. Lo comunica l’Agenzia delle Entrate, che ha definito le istruzioni per partecipare al concorso a premi collegato al nuovo scontrino elettronico.

Più alto l’importo speso, maggiore il numero di biglietti

Potranno partecipare alla lotteria le persone fisiche, maggiorenni e residenti anagraficamente in Italia, che acquistano beni o servizi fuori dall’esercizio di attività d’impresa, arte o professione, presso esercenti che trasmettono telematicamente i corrispettivi. In fase di prima applicazione non partecipano alla lotteria gli acquisti documentati con fatture elettroniche e quelli per i quali i dati dei corrispettivi sono trasmessi al sistema Tessera Sanitaria. Ogni scontrino valido per la partecipazione alla lotteria genererà un numero di biglietti virtuali pari a un biglietto per ogni euro di corrispettivo (con arrotondamento all’unità di euro superiore se la cifra decimale è superiore a 49 centesimi). In sostanza, più alto sarà l’importo speso maggiore sarà il numero di biglietti associati all’acquisto, fino a un massimo di 1.000 biglietti virtuali.

Tre estrazioni mensili e una annuale da 1 milione di euro

Per il 2020 le estrazioni saranno mensili, con un’ulteriore estrazione annuale. In fase di avvio saranno previste estrazioni mensili con 3 premi al mese, pari a 30 mila euro ciascuno, e una estrazione annuale con un premio di 1 milione di euro, riporta Adnkronos. Dopo quella del 7 agosto le successive estrazioni mensili avverranno ogni secondo giovedì del mese. A partire dal 2021, inoltre, verranno attivate anche estrazioni settimanali con 7 premi del valore di 5 mila euro ciascuno. I premi della lotteria non saranno assoggettati ad alcuna tassazione.

Premi più alti per i pagamenti elettronici

Con un Provvedimento di prossima emanazione verranno definite le regole dell’estrazione aggiuntiva “zero contanti” riservata a chi esegue gli acquisti con pagamenti elettronici. I premi saranno ancora più alti e a essere premiato sarà anche l’esercente. Per l’estrazione annuale il premio sarà di 5 milioni di euro per il cittadino e di 1 milione di euro per l’esercente, per quelle mensili ci saranno ogni mese 10 premi da 100 mila euro per i cittadini e 10 premi da 20 mila euro per gli esercenti, e per le estrazioni settimanali (dal 2021) sono previsti 15 premi da 25 mila euro per i cittadini e 15 premi da 5 mila euro per gli esercenti. Partecipando al concorso “si contribuirà in maniera attiva alla riduzione del gap tra l’Iva potenziale e quella incassata dallo Stato – scrive l’Agenzia – e al miglioramento dei servizi offerti alla collettività”. Tutte le regole sono contenute in un Provvedimento dei Direttori dell’Agenzia delle Entrate e dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli

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Editoria italiana, all’estero cresce dell’8,7%

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Editoria italiana, all’estero cresce dell’8,7%

L’editoria italiana guarda sempre più ai lettori stranieri. Dal 2001 a oggi la vendita dei diritti è aumentata di circa cinque volte, e gli acquisti sono quasi raddoppiati. Nel 2019 poi sono stati ceduti 8.569 diritti, con un +8,7% rispetto al 2018. E crescono, anche se a ritmo meno sostenuto, i diritti acquistati, arrivati a 9.648, +3,1% rispetto al 2018. Dai dati 2019 dell’Osservatorio dell’Associazione Italiana Editori (AIE) sull’import-export dei diritti, emerge inoltre che il percorso di internazionalizzazione hanno un’importanza sempre più rilevante le coedizioni realizzate dagli editori italiani con gli stranieri: nel 2019 sono state 2.987, +42,6% rispetto al 2018.

Il 49,5% degli acquisti di diritti è coperta dai piccoli e medi editori

Stabile, rispetto al 2018, la ripartizione per generi più venuti. Bambini e ragazzi e narrativa italiana, insieme, coprono il 64,3% di tutti i diritti venduti ma, mentre la percentuale dei primi è in lieve calo, dal 39% al 38%, la narrativa italiana cresce, dal 25,4% al 26,3%. A seguire la saggistica al 20,6%, gli illustrati al 10,5% e la manualistica al 4,6%. I dati fanno vedere che le piccole case editrici continuano ad acquistare più diritti di quanti ne vendano. Ma se gli acquisti crescono del 2,9%, l’export cresce a tassi molto più sostenuti, +16,5%. Quasi la metà degli acquisti di diritti, il 49,5%, è coperta dai piccoli e medi editori mentre i diritti venduti rappresentano il 23,8% del totale, riporta Ansa.

Crescono le vendite in Asia

L’Europa rappresenta sempre il principale mercato di vendita delle opere, con il 64,2% del totale, ma continuano a farsi spazio anche altre aree geografiche. In particolare l’Asia, con il 14,3% (+26,3% rispetto al 2018). In calo le vendite in Nord America (-36,7%), Sud America (-8,3%) e Medio Oriente (-14,6%).

Il Paese europeo dove si è venduto di più nel 2018 è la Spagna con il 20,3% del totale. Crescono fortemente anche le vendite di diritti nei Paesi dell’Europa centrale e balcanica (16,2%), Polonia (13,1%) e Ungheria (4,7%). Dopo la partecipazione dell’Italia come Paese ospite d’onore alla XX edizione della Non/Fiction International Book Fair di Mosca, un dato significativo è rappresentato dalla Russia, con il 7% di diritti venduti, +169,2% rispetto al 2018, quando i diritti coprivano il 3% del totale.

“L’internazionalizzazione è un processo che investe in pieno tutta l’editoria”

“Questa indagine conferma che l’internazionalizzazione è un processo che investe in pieno tutta l’editoria, grandi gruppi come medi e piccoli editori. Alle fiere internazionali cresce sempre di più la presenza dei piccoli editori che vivacizzano il mercato e, con uno sforzo economico importante, portano all’estero la complessità dell’offerta culturale italiana – commenta il vicepresidente di AIE e presidente del Gruppo dei Piccoli editori Diego Guida -. In questo senso va anche la scelta di dedicare questa edizione di Più libri più liberi al tema dei Confini dell’Europa, con un forte taglio internazionale”.

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Intelligenza artificiale e Blockchain, una ricerca italiana ne svela gli impatti sui modelli di business

Posted by Massimo Miceli on
Intelligenza artificiale e Blockchain, una ricerca italiana ne svela gli impatti sui modelli di business

Una recente ricerca scientifica, alla base dello Strategy Innovation Forum (SIF) presso il Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia,  mette in luce quelli che sono i principali impatti di Intelligenza artificiale e Blockchain sui modelli di business. In base allo studio, il 23% delle fonti sostiene che l’Intelligenza artificiale avrà un impatto notevole a livello di risorse, ad esempio riducendo l’errore umano, gli infortuni sul lavoro e aumentando la produttività: molti compiti fisici verranno sostituiti dai robot e dalle macchine intelligenti, creando i cosiddetti lavori “aumentati”. Anche la Blockchain impatterà le risorse in maniera importante (13% delle fonti analizzate), permettendo di tracciare la proprietà degli asset in tempo reale, aumentando la trasparenza delle transizioni e l’affidabilità delle informazioni scambiate tra due o più parti.

L’impatto dell’Ia avrà un forte riverbero anche sui processi interni, e si tradurrà prevalentemente nell’ottimizzazione dei sistemi produttivi, ad esempio, aumentando l’efficienza nell’assegnazione dei compiti ai macchinari grazie alla previsione dei parametri di produzione. L’impatto della Blockchain sui processi interni è riconosciuto dal 21% delle fonti analizzate; il principale vantaggio risiede nell’automazione dei processi di scambio dei dati, riducendo i costi di transazione e aumentando la sicurezza nel trattamento di dati sensibili e della privacy.

I settori maggiormente coinvolti dall’Ia…

La ricerca, tutta italiana, mette in luce anche quali siano i settori industriali maggiormente coinvolti dalla trasformazione tecnologica di Ia e Blockchain. In primis, nel settore manifatturiero (secondo il 16% delle fonti analizzate) l’Intelligenza artificiale originerà nuovi sistemi di manifattura intelligente con nuove capacità cognitive e di apprendimento. Il secondo settore che subirà forti variazioni grazie all’Ia (15% delle fonti analizzate) è quello del retail, il quale rivoluzionerà l’engagement con il cliente, offrendogli prodotti e servizi più personalizzati. Infine, il settore sanitario (presente nel 13% delle fonti analizzate) si conforma come il migliore laboratorio sperimentale per l’implementazione dell’Intelligenza artificiale. Ad esempio, si tradurrà in sistemi per il monitoraggio dello stato di salute dei pazienti negli ospedali e nelle case private grazie a dispositivi intelligenti in grado di raccogliere dati biometrici dei pazienti stessi.

… e quelli dalla Blockchain

I settori industriali che verranno influenzati maggiormente dalla Blockchain saranno il settore finanziario e il settore sanitario. Nel settore finanziario (rilevante nel 28% delle fonti analizzate) la rivoluzione è direttamente collegata alla natura della tecnologia, che originariamente è connessa alla creazione delle criptovalute. Nelle funzioni finanziarie, le soluzioni di Blockchain riducono i costi e aumentano la fiducia dei servizi, incrementando la sicurezza IT e riducendo il rischio di frode e di riciclaggio del denaro. Nel settore sanitario (15% delle fonti analizzate), l’introduzione della Blockchain permette di facilitare l’efficienza amministrativa dei registi sanitari e di aumentare l’accesso dei ricercatori ai dati storici dei pazienti mantenendone la privacy.