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Aumento prezzi: gli italiani “tagliano” il carrello della spesa

Posted by Massimo Miceli on
Aumento prezzi: gli italiani “tagliano” il carrello della spesa

L’aumento record dei prezzi causa dei rincari energetici e gli effetti della guerra in Ucraina riducono il potere d’acquisto dei cittadini. Così, il 51% degli italiani o su due è costretto a tagliare la spesa nel carrello, e un altro 18% si orienta verso prodotti low cost per arrivare a fine mese riducendo la qualità degli acquisti. Ma c’è un 31% che non ha modificato le abitudini di spesa. È quanto emerge dai risultati dell’indagine condotta sul sito coldiretti.it.

Prodotti alimentari: si spende il 3,1% in più per acquistare il 3% in meno
La situazione varia da prodotto a prodotto. Ad esempio, gli italiani hanno tagliato gli acquisti di frutta e verdura, crollati nel 2022 dell’11%, scendendo a 2,6 milioni di tonnellate (dati Cso Italy/Gfk Italia I semestre). Un taglio destinato nel tempo ad avere un impatto anche sulla salute, se si considera che la soglia minima di frutta e verdure fresche da mangiare al giorno, raccomandata dall’Oms per una dieta sana è di 400 grammi.
Dall’analisi Coldiretti sui dati Istat relativi al commercio al dettaglio nel primo semestre 2022, risulta però che gli italiani hanno speso per i prodotti alimentari il 3,1% in più, per acquistare una quantità ridotta del 3%. Ulteriore evidenza è un vero boom dei discount alimentari, che mettono a segno un aumento delle vendite del +9%.

A rischio alimentare oltre 2,6 milioni di persone
Ma a rischio alimentare ci sono soprattutto gli oltre 2,6 milioni di persone che in Italia sono costrette a chiedere aiuto per mangiare con i pacchi dono o nelle mense di carità. È la punta dell’iceberg delle difficoltà in cui rischia di trovarsi un numero sempre più crescente di famiglie. L’esplosione di costi ha poi un impatto devastante dal campo alla tavola, in un momento in cui prima la siccità e poi il maltempo ha devastato i raccolti, con perdite stimate a 6 miliardi di euro (il 10% della produzione nelle campagne), dove più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività, e secondo il Crea oltre 1/3 del totale nazionale (34%) si trova costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari.

Colpita tutta la filiera agroalimentare
In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio. Ma gli aumenti riguardano l’intera filiera alimentare: il vetro costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, il tetrapack +15%, le etichette +35% eccetera. Una situazione, quindi, destinata a esplodere in autunno, colpendo una filiera agroalimentare da 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale, che vede impegnati 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio.