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La democrazia nel mondo tra segnali preoccupanti e fiducia nei principi

Posted by Massimo Miceli on
La democrazia nel mondo tra segnali preoccupanti e fiducia nei principi

Un’indagine condotta da Ipsos in sette Paesi, Croazia, Francia, Italia, Polonia, Regno Unito, Stati Uniti e Svezia, mostra come solo una minoranza dei cittadini sia soddisfatta per il modo in cui la democrazia funziona nel loro Paese. A eccezione della Svezia (58% di soddisfatti), in tutti i Paesi la quota di soddisfatti oscilla tra il 19% (Croazia) e il 34% (Polonia).
L’Italia registra un 24% di soddisfatti a fronte di un 51% di insoddisfatti.

Ancor più preoccupante è il dato sulla tendenza percepita dai cittadini. Solo una minoranza, dal 5% dei francesi al 23% dei polacchi, considera il funzionamento della democrazia migliorato negli ultimi cinque anni, mentre il peggioramento è percepito dal 61% dei britannici, il 70% degli americani e addirittura il 73% dei francesi.
Insomma, l’indagine evidenzia segnali preoccupanti sui livelli di soddisfazione, ma resiste un forte attaccamento ai principi fondamentali dei sistemi democratici.

Come avvolti in un clima di profonda disillusione

Il cattivo stato di salute delle democrazie occidentali è certificato da molti altri elementi su cui l’indagine Ipsos ha sondato l’opinione dei cittadini: la percezione della propria capacità di influenzare i processi decisionali, la rappresentatività delle istituzioni, la capacità del governo di raggiungere risultati nell’interesse di tutti.

Siamo come avvolti in un clima di profonda disillusione e sfiducia. Per quasi 3 italiani su 4 il sistema economico funziona a beneficio dei ricchi e i potenti, e per il 54% la politica non fa che rafforzare quest’ingiustizia, mettendo gli interessi di chi è già avvantaggiato sopra quelli della gente comune.

Un quadro tetro da cui emergono segnali di speranza

I principi democratici di fondo però ‘resistono’. In tutti i Paesi prevale l’idea che l’essenza della politica, e il compito dei leader politici, sia la ricerca del compromesso piuttosto che l’imposizione di una visione di parte.

Viene quindi chiaramente bocciata l’opzione ‘leaderistica’. Non è nel rafforzamento del potere dei capi di stato o governo la chiave per risolvere i problemi.
Nonostante la tendenza, registrata un po’ ovunque, a una crescita dell’astensionismo, la maggioranza degli intervistati in tutti i Paesi continua a essere convinta che andare a votare sia ancora utile.

La ‘tenuta’ democratica a livello locale

In quasi tutti i Paesi prevale la quota di cittadini soddisfatti per il funzionamento della democrazia quando si parla di comuni, città o comunità locali.
In Italia si raggiunge un sostanziale pareggio: 37% di soddisfatti contro 38% di insoddisfatti.
È quindi forse proprio dall’idea di una ‘democrazia di prossimità’ e inclusiva che occorre ripartire.
Un cambiamento radicale è necessario per migliorare il funzionamento dei sistemi politici, ma la richiesta non è di un maggior decisionismo verticale.

Secondo i cittadini, partecipazione, ascolto, coinvolgimento e rappresentanza sono i grandi assenti nel gioco democratico odierno.
Sono questi gli elementi da recuperare per rinsaldare i due pilastri fondamentali dei sistemi democratici, rappresentatività e capacità di produrre decisioni nell’interesse collettivo.

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Viva Natale, anzi che stress!

Posted by Massimo Miceli on
Viva Natale, anzi che stress!

Per la maggior parte degli italiani (83%) le festività natalizie sono un momento felice, e alcuni ne sono letteralmente entusiasti (38%). Ma un’ampia fetta di italiani (78%) a Natale almeno una volta nella vita ha vissuto sensazioni di pesantezza, e ad alcuni capita spesso (32%). Addirittura, a più di 1 italiano su 10 (11%), capita ogni volta che arriva il mese di dicembre.
Ma cosa impensierisce i nostri connazionali?

In vista del periodo più luccicante, e per alcuni, stressante, dell’anno, Everli ha indagato come percepiscono il Natale gli italiani. E ha scoperto che se i motivi di stress sono molteplici, l’ansia viene generata soprattutto dalle attività legate a dover pensare a preparare, cucinare e allestire pranzi e cene a casa propria.

A tavola con i parenti: a pensarci manca il fiato

Oltre 1 italiano su 4 (27%) si sente mancare il fiato perché durante i giorni natalizi è coinvolto a tavola con parenti da cui non può sottrarsi, mentre 1 su 10 si sente sotto esame come cuoco e padrone di casa 
Nonostante l’agitazione, o forse proprio a causa di quella, quasi la metà degli italiani (49%) non delega l’organizzazione e la realizzazione dei pasti.

Dunque, tra i maniaci del controllo (14%) e chi prova ad affidare qualche attività ad altri (35%), gli italiani non accennano ad abbassare la guardia.
Andrebbe meglio se i pasti venissero ideati in modo che ogni commensale portasse qualcosa di già cucinato (22%), e ancora meglio, se partecipassero da semplici invitati in case altrui e non dovessero occuparsi di nulla (28%).

L’ansia sale al supermercato

L’elenco di cose da fare è corposo, e va dalla pianificazione del menu alla lista della spesa fino al lucidare le stoviglie e creare decorazioni per la tavola.
Tra le voci della to-do-list alcuni task più di altri sono considerati snervanti. Più di 1 italiano su 10 (15%) deve respirare profondamente prima di entrare al supermercato, perché è già in ansia nella ricerca di parcheggio.

La tensione cresce (56%) quando è il momento di districarsi tra la folla, nelle corsie del super, ma è fonte di stress anche la ricerca di prodotti solitamente non usti durante l’anno (13%), e la scelta tra quelli proposti (12%).
Alla cassa, poi, l’obiettivo di pagare e andarsene in fretta è una chimera: stare fermi in coda è un momento di nervosismo per 1 italiano su 3 (33%). Ma neanche all’uscita la tensione si placa, perché si farebbe volentieri a meno di trasportare le molteplici e pesanti buste della spesa (8%).

Come allentare la tensione?

Secondo gli italiani un modo per allentare la tensione ci sarebbe.
Molti intervistati (78%) ritengono che semplificare la gestione della spesa durante le festività potrebbe contribuire a rendere il periodo meno stressante (35%), e di conseguenza, più piacevole.

L’energia e il tempo guadagnati si investirebbero nella sfera personale, regalandosi momenti per ricentrarsi (48%) e coltivare i propri hobby e interessi (31%).
E solo in seconda battuta per nutrire le relazioni sociali, trascorrendo più tempo in famiglia (40%) o con gli amici (26%).

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Italia, quanto crescono gli investimenti digitali?

Posted by Massimo Miceli on
Italia, quanto crescono gli investimenti digitali?

Nonostante uno scenario geopolitico non esattamente semplice, in Italia si registra una costante crescita degli investimenti digitali. Tanto che le stime parlano di un aumento dell’1,9% nei budget ICT delle aziende entro il 2024. Tale tendenza, ormai costante negli ultimi 8 anni, supera le previsioni di crescita del PIL nazionale. 

Sicurezza informatica, Business Intelligence e Big Data Management  i settori sui quali si investe di più

Le grandi imprese concentrano la loro spesa principalmente su sistemi di sicurezza informatica (57%), soluzioni di Business Intelligence e visualizzazione dati (45%), e Big Data Management e architettura dati (37%). Sorprendentemente, al quarto posto (31%) emergono gli investimenti in Artificial Intelligence, Cognitive Computing e Machine Learning, in netta crescita rispetto all’anno precedente. 

Secondo i manager intervistati, l’innovazione digitale ha contribuito a una crescita dell’organico grazie a maggiore attrattività e sviluppo (24% delle imprese), piuttosto che a una riduzione del personale per efficienza dei processi e automazione (14%). Tuttavia, il principale impatto risulta essere la crescita della qualificazione professionale, segnalata dal 50% delle aziende.

L’Open Innovation è un catalizzatore di trasformazione

In un mondo in continua evoluzione, l’Open Innovation si rivela un catalizzatore di trasformazione. Nel 2023, l’86% delle grandi aziende italiane adotta pratiche di innovazione aperta, mentre nelle PMI la percentuale si ferma a poco meno della metà, registrando una crescita più lenta.
I risultati provengono dalla ricerca condotta dagli Osservatori Startup Thinking e Digital Transformation Academy della School of Management del Politecnico di Milano, presentata nel convegno “Digital & Open Innovation 2024: nuove sfide per imprese e startup”.

I nuovi modelli organizzativi

Nel contesto italiano, emergono nuovi modelli organizzativi e ruoli con responsabilità diffuse sull’innovazione. Il 41% delle grandi aziende ha istituito una Direzione Innovazione, mentre il 51% ha definito figure di Innovation Champion.
Il 74% adotta azioni di Corporate Entrepreneurship per stimolare approcci imprenditoriali, con un focus sulla formazione digitale e imprenditoriale (55%) e stili di leadership orientati al change management (52%).

Le sfide per la trasformazione digitale includono la mancanza di competenze digitali (47% delle grandi imprese), la reticenza nell’adozione di soluzioni digitali (44%), e la difficoltà nell’attrarre professionisti con competenze STEM e digitali (34%). Nonostante una riduzione del 10% dell’organico negli ultimi 3 anni, si è verificata una crescita del 19% grazie alle soluzioni di Innovazione Digitale.
Riguardo all’Open Innovation, nel 2023, l’86% delle grandi aziende italiane adotta iniziative in questo ambito, con una crescita anche nelle PMI. L’approccio “Inbound” prevale, basato sull’assorbire opportunità esterne, mentre il 32% delle aziende con un budget dedicato lo ha autonomo e specifico.