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Outsourcing: 30.000 imprese e un fatturato da 19 miliardi di euro

Posted by Massimo Miceli on
Outsourcing: 30.000 imprese e un fatturato da 19 miliardi di euro

A quanto emerge dal rapporto dal titolo La seconda transizione dell’outsourcing, realizzato dal Censis in collaborazione con il Gruppo De Pasquale, oggi in Italia le imprese che gestiscono processi di outsourcing sono circa 30.000, contano 200.000 occupati, e hanno realizzato un fatturato che si attesta sui 19 miliardi di euro, per un valore aggiunto di 9,4 miliardi. Il report identifica le leve che possono portare l’esternalizzazione dei processi ad assumere anche il ruolo di motore della crescita e dell’innovazione nelle imprese, ed evidenzia le traiettorie che si stanno consolidando.

In Italia la crescita interessa l’intero Business process outsourcing

Il Censis ha elaborato una stima del valore del settore dell’outsourcing, inteso come l’insieme di attività e processi che le aziende o gli enti affidano a terze parti in base alle diverse strategie perseguite. Il report conferma il percorso di crescita che in Italia sta interessando l’intero Business process outsourcing (Bpo). Nel confronto con i dati al 2016, già nel 2019 si registrava un aumento del 15,8% nel numero di imprese che gestiscono processi di outsourcing, una crescita dell’occupazione del 13,3% e un incremento del fatturato pari al 15,5%.

Si prospetta un cambiamento di paradigma

Si prospetta però un cambiamento di paradigma: le aziende che esternalizzano processi e servizi hanno maturato una maggiore consapevolezza in merito ai vantaggi che derivano dai meccanismi di integrazione, scambio, collaborazione, sia in un’ottica di espansione (outward looking) sia secondo una logica di ottimizzazione (inward looking).  La ricerca di nuovi mercati e nuovi clienti spinge la collaborazione tra le imprese. Questo, in particolare per il 38,7% delle imprese, cui fa seguito la necessità di contenere i costi (36,1%) e di sviluppare l’innovazione di processo o di prodotto (22,9%). Il 20% delle aziende poi si concentra sulle partnership per acquisire nuove competenze e tecnologie, accrescere la flessibilità organizzativa e implementare strategie di internazionalizzazione.

Un sistema produttivo estremamente frammentato

Le relazioni fra le imprese, facilitate dalla digitalizzazione e da una competizione che si sposta dal livello di singola impresa e di singolo territorio al livello di ecosistema, riducono i condizionamenti della piccola dimensione d’impresa, e favoriscono la creazione di valore aggiunto su una scala più ampia. Questo elemento assume un’importanza decisiva a maggior ragione in Italia, vista la persistenza di modelli imprenditoriali a scala ridotta e la difficoltà di innalzare la dimensione media delle aziende. Fattori che rendono il sistema produttivo di beni e servizi estremamente frammentato, con oltre 4 milioni di imprese con meno di 10 addetti, e poco più di 4.000 che superano la soglia dei 250 addetti.

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Crisi energetica e inflazione spingono verso la finanza sostenibile

Posted by Massimo Miceli on
Crisi energetica e inflazione spingono verso la finanza sostenibile

Finanza sostenibile, e più in generale tutto ciò che può “sostenere” la transizione energetica, stanno diventando temi all’ordine del giorno per gli italiani. Tanto che proprio la finanza sostenibile riscuote sempre più interesse: il 79% dei risparmiatori conosce gli investimenti sostenibili e il 22% (contro il 18% del 2021) ha già sottoscritto prodotti SRI. I numeri sono emersi durante l’undicesima edizione delle Settimane SRI, la principale rassegna in Italia sulla finanza sostenibile, si è aperta con un approfondimento sugli orientamenti degli investitori retail rispetto a un tema attuale e di grande rilievo internazionale: la transizione energetica. Nel corso del convegno sono stati presentati i risultati della ricerca “Risparmiatori italiani e transizione energetica”, realizzata dal Forum per la Finanza Sostenibile in collaborazione con BVA Doxa. Lo studio, condotto tra maggio e settembre 2022, ha coinvolto 1.400 risparmiatori che hanno investito nell’ultimo anno almeno €1.000, di cui 510 con almeno €20.000 investiti.

Le principali preoccupazioni degli italiani

Gli eventi dell’ultimo anno (l’aumento dei prezzi dell’energia, lo scoppio della guerra in Ucraina e la caduta del governo) hanno aperto una nuova fase di incertezza. Oltre l’80% dei rispondenti si dichiara molto o abbastanza preoccupato per l’aumento dei costi dell’energia e per l’inflazione. Tra le principali sfide da affrontare viene indicata la crisi energetica (62%), seguita dal carovita (48%) e dal cambiamento climatico (33%). Questa situazione ha fatto sì che il tema della transizione energetica sia stato spesso presente nei media, ma solo 2 risparmiatori su 10 dichiarano di conoscerlo bene, mentre il 55% degli intervistati afferma di avere una conoscenza superficiale in merito e il 22% ne ha solo sentito parlare. Tuttavia, la transizione energetica viene vista da oltre la metà dei rispondenti (51%) come una trasformazione necessaria, i cui vantaggi e opportunità nel medio-lungo termine supereranno di gran lunga i costi nel breve termine. Il 35% dei risparmiatori associa poi al processo di transizione la possibilità di raggiungere l’autosufficienza energetica e un risparmio sulle bollette. Inoltre, circa l’80% del campione concorda sul fatto che la transizione energetica potrà offrire opportunità di investimento e di lavoro, con la creazione di nuove competenze, anche se il 70% è convinto che gli effetti positivi della transizione energetica si vedranno solo in futuro.

Cautela e prudenza

Tra gli ambiti di intervento prioritari per la transizione energetica i risparmiatori citano soprattutto l’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili (fondamentale per il 55% dei rispondenti) e lo sviluppo delle tecnologie collegate sia a queste ultime sia all’efficientamento energetico (rilevanti per 4 rispondenti su 10). Ci sono però delle incertezze per quanto riguarda gli investimenti: rispetto all’anno precedente, il 2022 è caratterizzato da un maggior disorientamento e da un aumento della sfiducia verso le istituzioni nazionali e internazionali. Nella crescente incertezza dell’ultimo anno, cautela e prudenza sono le parole chiave che continuano a indirizzare le scelte finanziarie. La maggior parte dei risparmiatori predilige investimenti a basso rischio o a rischio moderato, con un orizzonte temporale tendenzialmente più lungo rispetto al 2021. Solo il 4% dei rispondenti si orienta su investimenti a rischio elevato. Percentuale che sale al 9% per chi ha almeno €20.000 investiti.

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Per gli italiani lo shopping natalizio inizia in anticipo 

Posted by Massimo Miceli on
Per gli italiani lo shopping natalizio inizia in anticipo 

Se per qualcuno lo shopping dei regali natalizi rappresenta un’attività molto piacevole, in cui si sceglie un regalo per amici e familiari, per altri coincide con un periodo di corse all’ultimo minuto. Ma per tutti è senza dubbio uno dei momenti in cui viene effettuato il maggior numero di acquisti.
Nonostante la corsa ai regali last minute per molti italiani rimanga un ‘classico’ dei giorni che precedono il Natale, il 52,3% vorrebbe ricevere proposte dalle aziende già tra fine ottobre e fine novembre, e il 46,2% inizia già a comprare le prime strenne nel medesimo periodo. È quanto emerge da un sondaggio svolto da Esendex per comprendere le abitudini di acquisto degli italiani nelle settimane precedenti le feste.

Il 29,5% degli italiani anticipa gli acquisti entro la metà di ottobre

Dalla ricerca emerge, inoltre, che il 29,5% degli italiani anticipa gli acquisti dei regali natalizi entro la metà di ottobre, mentre il restante 24,3% preferisce aspettare l’inizio di dicembre prima di iniziare lo shopping. Agli intervistati è poi stato chiesto quando vorrebbero ricevere offerte e proposte di strenne natalizie, e più della metà (52,3%) ha risposto tra fine ottobre e fine novembre, il 37,3% entro metà ottobre, e il 9% dai primi di dicembre in avanti. Solo l’1,4% non è interessato a fare acquisti o non festeggia il Natale.

Viva le promozioni via SMS

Considerando che un buon numero di persone desidera ricevere offerte e proposte molto prima delle festività, è stato poi domandato se considererebbero la possibilità di acquistare un regalo natalizio a seguito di una promozione ricevuta via SMS o Whatsapp. E a questa domanda l’83,8% degli intervistati ha risposto che lo farebbe sicuramente, o molto probabilmente.

“Le aziende non possono permettersi di arrivare in ritardo con la promozione”

“La nostra indagine ha confermato che le persone iniziano a pensare allo shopping natalizio con ampio anticipo e sono molto ricettive a suggerimenti e offerte già nei due mesi precedenti alle festività – ha commentato Carmine Scandale, Head of Sales di Esendex Italia -. Le aziende non possono quindi permettersi di arrivare in ritardo con la promozione delle proprie proposte. Le nostre soluzioni di mobile messaging rappresentano un’eccellente modalità per effettuare, anche in vista del Natale, campagne marketing mirate ed efficaci, consentendo di raggiungere le persone direttamente sul proprio smartphone, il touch-point di eccellenza per clienti e potenziali clienti”.