Massimo Miceli


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Sostenibilità e cybersicurezza, le due facce della stessa medaglia

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Sostenibilità e cybersicurezza, le due facce della stessa medaglia

La Fondazione per la Sostenibilità Digitale, insieme a Gyala, ha sviluppato una  ricerca dal titolo ‘Sostenibilità e Cyber Security’, che ha evidenziato le interconnessioni tra questi due temi cruciali.

In un’epoca in cui il digitale si intreccia con ogni aspetto della vita, diventa fondamentale comprendere come ogni azione online possa avere ripercussioni in un mondo offline i cui contorni sono sempre meno netti. “Questa realtà incrementa esponenzialmente quella che viene definita superficie d’attacco dei sistemi informatici, rendendo la cybersecurity una componente essenziale di ogni strategia di digitalizzazione – commenta Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale -. Allo stesso tempo, ci troviamo di fronte all’ineludibile necessità di agire, nella gestione di tali sistemi e grazie a tali sistemi, in modo sostenibile: una necessità che coinvolge ogni livello della società, dalle aziende ai governi fino ai singoli cittadini”.

In che modo si intrecciano due temi cruciali della modernità

La ricerca analizza come la sicurezza online possa convergere con gli obiettivi di sostenibilità, abbracciandone gli aspetti ambientali, economiche e sociali in due dimensioni. Da una parte, facendo della sicurezza informatica un elemento atto a garantire la sostenibilità, ad esempio, di infrastrutture critiche, reti di distribuzione, servizi al cittadino) dall’altra, guardando a essa come qualcosa da gestire secondo criteri di sostenibilità. Si pensi, ad esempio, alla potenziale invasività degli strumenti di monitoraggio dei comportamenti degli utenti, o alle modalità di conservazione dei dati sensibili.

Lo studio si basa sulle opinioni di oltre 100 professionisti del settore, da esperti in sicurezza informatica a docenti universitari, passando per ricercatori e responsabili dell’innovazione.

Gli ambiti di maggiore impatto

Sono tre gli ambiti di maggiore importanza, ognuno dei quali incide significativamente su più di metà degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti da Agenda 2030.
Il primo riguarda l’’rmonizzazione tra la dimensione digitale dei sistemi (IT) e quella fisica, definita OT, da ‘operational technology’.

In altri termini, sempre più spesso sistemi informatici governano apparati fisici. È necessario quindi sviluppare processi di integrazione tra questi due mondi. Questa sinergia è considerata essenziale per la tutela dell’ambiente, la resilienza delle infrastrutture critiche e il loro valore economico, con un impatto notevole nel settore sanitario e in quello energetico. In particolare, per la gestione delle smart grid e delle fonti rinnovabili.

Anche proteggere i dati personali è un obbligo etico

Il secondo tema critico è la privacy. In un’ottica di sostenibilità, proteggere i dati personali diventa un obbligo etico, riferisce AGI, e una leva per promuovere pratiche rispettose dell’individuo.
La ricerca evidenzia una forte convergenza di opinioni sull’importanza di tutelare la privacy, soprattutto in specifici settori, come quello della sanità.

Si pone poi l’accento sulla Sovranità Digitale, ovvero come gli Stati gestiscono e regolano le tecnologie e i servizi digitali utilizzati a livello nazionale.
La cybersicurezza si configura come un elemento critico in questo contesto, sottolineando l’importanza di investire in soluzioni di cybersecurity libere da influenze esterne.

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Google: ok a eliminare tutti i dati personali raccolti nelle navigazioni “in Private”

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Google: ok a eliminare tutti i dati personali raccolti nelle navigazioni “in Private”

Google ha accettato di distruggere o rendere anonimi miliardi di record di dati di navigazione web raccolti mentre gli utenti utilizzavano la navigazione in ‘Incognito’.
La decisione arriva in seguito a una proposta di accordo per una class action, presentata lunedì 1 aprile, che impone a Google anche di dettagliare il modo in cui raccoglie le informazioni con questa modalità di navigazione, oltre a limitare la raccolta di dati futura.

Se l’accordo verrà approvato da un giudice federale della California, potrebbe interessare 136 milioni di utenti. 
Valutato in 5 miliardi di dollari nell’archiviazione di lunedì, l’ammontare della proposta è stato calcolato determinando il valore dei dati che Google ha immagazzinato e sarà costretta a distruggere, oltre ai dati che le sarà impedito di raccogliere in futuro.

Qualsiasi dato che non venga cancellato dovrà essere reso anonimo

La causa del 2020, Brown contro Google, è stata avviata da titolari di account Google che accusavano l’azienda di tracciare illegalmente il loro comportamento attraverso la funzione di navigazione privata Incognito. 
Ora Google dovrà occuparsi dei dati raccolti in modalità di navigazione privata fino a dicembre 2023, e qualsiasi dato che non venga esplicitamente cancellato dovrà essere reso anonimo.

“Il presente accordo garantisce una reale responsabilità e trasparenza dal più grande collettore di dati al mondo – scrivono i querelanti – e segna un passo importante verso il miglioramento e il rispetto del nostro diritto alla privacy su Internet”.

“Una causa legale priva di fondamento”

José Castañeda, portavoce di Google, ha dichiarato che l’azienda è “lieta di risolvere questa causa legale, che abbiamo sempre ritenuto priva di fondamento”.
Sebbene i querelanti abbiano valutato la proposta di accordo in 5 miliardi di dollari, originariamente richiesti come danni, Castañeda ha affermato che “non riceveranno nulla”. L’accordo non prevede infatti danni per la classe, sebbene gli individui possano presentare richieste.

“Non associamo mai i dati agli utenti quando utilizzano la modalità Incognito –  ha aggiunto -. Siamo felici di cancellare vecchi dati tecnici che non sono mai stati associati a un individuo e che non sono mai stati utilizzati per alcuna forma di personalizzazione”.

Ma gli utenti possono ancora presentare richieste di risarcimento

Parte dell’accordo include modifiche al modo in cui Google divulga i limiti dei suoi servizi di navigazione privata, cambiamenti che l’azienda ha già iniziato a implementare su Chrome.

Google ha inoltre accettato per cinque anni, riporta Adnkronos, di permettere agli utenti di bloccare i cookie di terze parti per impostazione predefinita in modalità Incognito, impedendo così a Google di tracciare gli utenti su siti esterni mentre utilizzano la navigazione privata.
Gli utenti possono ancora presentare richieste di risarcimento danni presso il tribunale statale della California, secondo i termini dell’accordo. Finora, sono state presentate 50 richieste.

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Sostenibilità: l’ombra del greenwashing fa scappare gli investitori

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Sostenibilità: l’ombra del greenwashing fa scappare gli investitori

Secondo il rapporto Global Investor Survey stilato da PwC addirittura il 94% degli investitori non si fida dei Bilanci di sostenibilità. 
Nati negli ultimi ‘20 anni per far conoscere l’impegno delle aziende su temi quali ambiente, impegno sociale e governance aziendale, i bilanci di sostenibilità cadono sempre più sotto la scure del sospetto: quello di essere in realtà operazioni di greenwashing. Ovvero, che si tratti di un ecologismo di facciata ma che nasconda il reale impatto negativo delle proprie attività.

Il 76% degli investitori vorrebbe quindi una migliore rendicontazione dei costi reali sostenuti dalle aziende per rispettare gli impegni di sostenibilità, prima di valutare un investimento.

Fuga dagli investimenti sostenibili

Il sospetto di essere sostanzialmente in cattiva fede non nuoce solo alla reputazione dell’organizzazione, ma ha impatti diretti sul mondo finanziario. Non a caso, segnala il New York Times, in Usa il 2023 è stato l’anno peggiore per gli investimenti nei fondi sostenibili (-13 miliardi di dollari), e le chiusure (16) dei fondi EG sostenibili hanno superato le aperture (7). Stesso trend nel mercato europeo, secondo il report Esma Trv Risk Monitor pubblicato a gennaio. Un bel problema per le imprese, che vedono quello che dovrebbe essere uno strumento importante per comunicare i propri valori e iniziative trasformarsi in un boomerang.

In pratica, chi compra dall’azienda azioni, fondi o prodotti, parte dall’idea che non sia stata trasparente, abbia ingigantito il proprio impegno, o addirittura abbia mentito.

Non ha carattere finanziario

La redazione del Bilancio di sostenibilità è stata introdotta nel 2001 dall’Unione Europea su base volontaria. 
Anche se si chiama ‘bilancio’, quello di sostenibilità non ha carattere finanziario, ma contiene le attività, i risultati e i valori su cui l’impresa (o un ente) agisce e si riconosce e che hanno un impatto positivo in tre dimensioni: economica, ambientale e sociale (ESG).

Il tutto quasi sempre in un’ottica di medio e lungo periodo e in modo integrato, perché i tre fattori ESG, anche se rendicontati in modo separato, si intrecciano l’uno con l’altro.
L’obiettivo del report è proprio quello di comunicare dettagliatamente i propri valori e il proprio impegno nell’ampio ambito della CSR (Corporate Social Responsability) a tutti gli interessati, che possono andare dai fornitori agli azionisti, dai cittadini agli investitori, dai clienti ai media.

Cosa accade se i bilanci vengono giudicati falsi?

Succede che gli investitori fuggono dall’investimento e i consumatori non comprano i prodotti e i servizi dell’azienda. Entrambe, eventualità da scongiurare.
In aiuto degli imprenditori viene un decalogo stilato da ARB S.B.P.A., società benefit per azioni impegnata nella creazione di progetti ad alto valore scientifico, seguendo il quale si può minimizzare il rischio di essere accusati di greenwashing. Ovviamente, riporta Adnkronos, se alla base non si sta effettivamente facendo greenwashing.

E tenendo bene a mente le linee guida e gli standard di rendicontazione, soprattutto i più diffusi, quelli predisposti da Global Reporting Initiative (GRI).

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Mindset coaching: un mercato da 20 miliardi di dollari

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Mindset coaching: un mercato da 20 miliardi di dollari

Non solo le aziende, ma anche le singole persone cercano il supporto di un life coach per migliorare la qualità della vita, sia in ambito personale sia professionale.
Una disciplina presente negli Stati Uniti già negli anni ’60, a partire dagli anni ’90 si è diffusa anche in Italia, e secondo PwC a fine 2022 il settore del coaching ha raggiunto nel mondo un valore di 20 miliardi di dollari.

Secondo il Global Coaching Study 2023 di ICF, International Coaching Federation, nel 2022 il numero dei coach ha superato in tutto il mondo quota 100mila, il 54% in più rispetto al 2019 (Europa occidentale +51%).
Ma quanto costa un life coach? In Europa la tariffa media per un’ora di coaching è 277 dollari, mentre il numero di coach attivi è 30.800.

Il ruolo del coach si evolve grazie a smartworking ed e-learning

Oggi i professionisti che eccellono sono capaci di destreggiarsi tra le piattaforme web e social, distinguendosi per competenza e versatilità.
L’era digitale richiede coach non solo costantemente aggiornati, ma anche specializzati in settori specifici, come miglioramento della vita personale, professionale, l’ottimizzazione delle dinamiche interne o focalizzati su target specifici, con un focus su aspetti diversi della crescita e del benessere.

In ambito aziendale, emerge sempre più l’importanza di migliorare lo spirito di gruppo e l’engagement. E l’uso di valutazioni psicometriche per rafforzare la comunicazione e la collaborazione all’interno dei team si sta dimostrando fondamentale.

Specializzazione e tecnologia i pilastri del coaching di successo 

Soprattutto nel settore sanitario si evidenzia un interesse crescente per i coach specializzati nella prevenzione o recupero da burnout di medici, infermieri e oss, utilizzando tecniche di mindfulness.

“In un’epoca digitale che continua a ridisegnare il panorama aziendale, la specializzazione e l’approfondimento tecnologico diventano i pilastri portanti del coaching di successo – commenta Alessandro Da Col, Mindset ed Executive Coach e co-fondatore, insieme ad Alessandro Pancia, dell’Accademia Crescita Personale Meritidiesserefelice -. Favorire una cultura aziendale che sa adattarsi e reagire è fondamentale in un mondo in rapido cambiamento. Il lavoro ormai si intreccia con l’identità personale, ma è cruciale mantenere un equilibrio: il coaching aiuta a differenziare e bilanciare gli aspetti lavorativi e personali, permettendo di realizzarsi pienamente”.

“Valorizzare il benessere integrale per costruire team coesi e produttivi” 

“Oltre al guadagno, le persone cercano di appartenere e fare la differenza nel loro ambiente di lavoro – aggiunge Alessandro Pancia -. Riconosciamo quindi la necessità per le aziende di evolversi, non solo con salari e benefit, ma sviluppando un ambiente che valorizzi ogni dipendente come parte di un obiettivo comune”.

In questo contesto, la coerenza aziendale, l’ascolto delle esigenze del personale e il rispetto diventano fondamentali per promuovere un’autentica comunità aziendale, riferisce Adnkronos.
“Il nostro obiettivo è potenziare l’empowerment – sottolinea Pancia -, consentendo ai dipendenti di esprimersi e crescere, e sentirsi parte di qualcosa che supera il mero aspetto economico”.

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Lavoro: a gennaio occupazione in calo, -34mila unità rispetto a dicembre 2023

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Lavoro: a gennaio occupazione in calo, -34mila unità rispetto a dicembre 2023

Rispetto a dicembre 2023, a gennaio 2024 gli occupati e i disoccupati diminuiscono, ma aumentano gli inattivi. Secondo le rilevazioni diffuse dall’Istat, il tasso di occupazione scende al 61,8% (-0,1%).
In particolare, l’occupazione cala tra gli uomini, gli under 34, i dipendenti a termine, gli autonomi (pari a -34mila unità), mentre cresce tra le donne e chi ha almeno 50 anni.  

Ma confrontando il trimestre novembre 2023-gennaio 2024 con quello precedente (agosto-ottobre 2023), l’Istat registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,4%, per un totale di 90mila occupati.
La crescita dell’occupazione, osservata nel confronto trimestrale, si associa alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-3,5%, pari a -67mila unità) e alla stabilità degli inattivi.

Ma in un anno +362mila occupati

A gennaio 2024 il numero di occupati supera quello di gennaio 2023 dell’1,6% (+362mila unità).
L’aumento coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età, a eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica negativa. Il tasso di occupazione, che nel complesso è in aumento di 0,8%, sale anche in questa classe di età (+0,4%) perché la diminuzione del numero di occupati 35-49enni è meno marcata di quella della corrispondente popolazione complessiva.

Rispetto a gennaio 2023, calano sia il numero di persone in cerca di lavoro (-8,1%, -162mila unità) sia quello degli inattivi tra 15-64 anni (-1,3%, -157mila).

Il tasso di inattività sale al 33,3%

A gennaio 2024 la diminuzione del numero di persone in cerca di lavoro (-0,2%, -4mila unità) coinvolge gli uomini, i 15-24enni e i 35-49enni. Al contrario, la disoccupazione aumenta lievemente tra le donne e gli ultracinquantenni.

Il tasso di disoccupazione totale è stabile al 7,2%, quello giovanile sale al 21,8% (+0,2 punti).
La crescita del numero di inattivi (+0,5%, pari a +61mila unità, tra 15 e 64 anni) si osserva tra gli uomini e tra chi ha un’età compresa tra 15 e 49 anni. L’inattività diminuisce invece tra le donne e gli ultracinquantenni. Ma il tasso di inattività sale al 33,3% (+0,2 punti).

Inflazione: a febbraio si attesta +2,4%

L’Istat ha diffuso anche le stime preliminari sull’inflazione, da cui emerge che come nel mese precedente, anche a febbraio l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,1% su base mensile e dello 0,8% su base annua.

La stabilizzazione del ritmo di crescita dei prezzi al consumo si deve principalmente all’affievolirsi delle tensioni sui prezzi dei Beni alimentari, non lavorati e lavorati, i cui effetti compensano l’indebolimento delle spinte deflazionistiche provenienti dal settore dei beni energetici.
In particolare, riporta Adnkronos, si attenua la flessione su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici, che a febbraio risale al -17,3% (gennaio -20,5%). Si riduce il tasso di crescita in ragione d’anno dei prezzi del ‘carrello della spesa’ (+3,7%), mentre l’inflazione di fondo si attesta al +2,4% (gennaio +2,7%).

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e-commerce e brand, come si informano gli italiani prima di acquistare online?

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e-commerce e brand, come si informano gli italiani prima di acquistare online?

Negli ultimi anni, complice anche la pandemia, alcuni comportamenti d’acquisto non solo sono diventati “normali”, ma si sono proprio radicati fra le abitudini degli italiani. Il caso più eclatante è sicuramente lo shopping online: oggi la percentuale di italiani che effettua acquisti online ogni settimana si è stabilizzata al 47,1%, più o meno agli stessi valori dell’anno precedente. Lo rivela il report Digital 2024, pubblicato a febbraio da We Are Social in collaborazione con Meltwater.
In questo contesto, però, emergono nuove tendenze, come l’aumento degli acquisti di seconda mano e l’adozione dei servizi “buy now, pay later”. Cala invece lo shopping di beni alimentari e il ricorso ai servizi di comparazione prezzi.

Exploit per l’e-commerce legato alla moda

Nel settore dell’e-commerce, la moda registra un aumento del 25,7%, seguita dai beni di lusso con un +21,4%. Gli italiani aumentano gli acquisti online anche per oggetti di arredamento (+18%), prodotti per la casa (+16,3%) e elettronica (+11,4%).

I film e i servizi TV in streaming rimangono i contenuti digitali più acquistati, scelti dal 40,3% degli utenti internet tra i 16 e i 64 anni. La classifica vede la musica in streaming al secondo posto (17,3%) e le app mobile al terzo (9%). Tuttavia, gli e-book (8,5%) superano i mobile game (8,4%), forse grazie al successo di #booktok.

Brand e social, un rapporto sempre più stretto 

I motori di ricerca sono ancora oggi la fonte principale per scoprire nuovi brand, prodotti o servizi (40,8%). La pubblicità in TV è al secondo posto con il 36,6%, mentre i consigli di amici e familiari pesano per il 30,7%. Posizioni in avanti, nella classifica di autorevolezza, per la pubblicità sui social: passa infatti dalla settima alla quinta posizione (25,1%).

Come si fa la ricerca prima di acquistare?

Il 56,1% delle persone ricerca i brand online prima di acquistare, mentre il 55,8% ha visitato il sito di un marchio nell’ultimo mese, con un aumento del 2,4%. Cresce anche il numero di persone che clicca su contenuti social sponsorizzati (+6,8%, 14,1%), mentre diminuisce chi clicca su banner di siti web (-2,5%, 11,5%). I motori di ricerca mantengono la leadership anche per quanto riguarda la ricerca di informazioni sui brand (59,1%). Social network, siti di confronto prezzi e recensioni superano la soglia del 30%. 

La pubblicità digitale vale oltre 6 miliardi di dollari 

La spesa per la pubblicità digitale, inclusi search e social, cresce del 9,6%, superando i 6 miliardi di dollari. La spesa annuale per collaborazioni pubblicitarie con influencer raggiunge i 340 milioni di dollari, con un aumento del 13,3% rispetto all’anno precedente. Questa crescita porta la quota sulla spesa pubblicitaria digitale totale al 5,4%, con un aumento del 3,4% sull’anno precedente.

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Sicurezza informatica, perchè la formazione riveste un ruolo cruciale?  

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Sicurezza informatica, perchè la formazione riveste un ruolo cruciale?  

L’errore umano è una delle principali cause di incidenti informatici. Questo dato allarmante emerge da un recente studio commissionato da Kaspersky, che ha rivelato quasi due terzi di tutti gli incidenti informatici verificatisi negli ultimi due anni sono dovuti a “sbagli” compiuti dagli addetti. La mancanza di competenze specifiche si configura come la radice del problema, con il 50% dei professionisti globali della cybersicurezza che ammette di aver commesso errori all’inizio della propria carriera a causa di lacune teoriche o pratiche. Tale percentuale aumenta al 60% per coloro con un’esperienza inferiore ai cinque anni.

Il rischio aumenta senza le necessarie competenze

Un ulteriore studio condotto da Kaspersky mette in luce che, negli ultimi due anni, le organizzazioni aziendali hanno subito almeno un incidente informatico a causa della carenza di personale qualificato in materia di cybersicurezza. Nonostante la ricerca di personale più preparato possa essere una soluzione, il settore si trova di fronte a una grave carenza di professionisti, con una domanda di circa 4 milioni di addetti.

I giovani devono affrontare nuove sfide

Il gap di competenze è ulteriormente aggravato dal fatto che i neoassunti spesso hanno profonde lacune in materia di cybersicurezza. La scarsa preparazione causa non solo difficoltà iniziali, ma anche errori nello svolgimento del lavoro. Il settore deve quindi affrontare sfide significative: così si spiega anche il fatto per cui quasi la metà dei professionisti InfoSec impiega più di un anno per sentirsi a proprio agio nel proprio ruolo.

Misure preventive e reattive

Per affrontare il gap di conoscenze, Kaspersky raccomanda misure preventive e reattive. A livello didattico, i programmi di formazione dovrebbero essere più flessibili e aggiornati, nonché sviluppati in collaborazione con esperti del settore. Chiunque aspiri a entrare nel mondo della cybersicurezza può acquisire esperienza attraverso stage in dipartimenti di sicurezza informatica o ricerca e sviluppo.

Le aziende, d’altra parte, possono investire in programmi di aggiornamento del personale per rimanere competitivi in un contesto in continua evoluzione.

Un mondo in continuo cambiamento

In conclusione, il report di Kaspersky evidenzia l’importanza di un approccio completo all’onboarding e alla formazione continua degli esperti di cybersicurezza. Solo così è possibile garantire la sicurezza informatica in un mondo digitale in rapida evoluzione.

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Europa: quali sono i paesi con il miglior indice di vivibilità?  

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Europa: quali sono i paesi con il miglior indice di vivibilità?  

Non è certo un segreto che in Europa il costo della vita sia alto. Ci sono però differenze significative fra i vari Paesi del Vecchio Continente e no, l’Italia non si posiziona bene. Lo rivela un recente studio condotto dalla banca online N26, che con il suo Indice di Vivibilità ha esaminato attentamente i dati relativi alle spese di affitto ed elettricità delle nazioni europee. L’obiettivo dello studio è individuare i Paesi che offrono una migliore qualità della vita, considerando non solo gli aumenti salariali ma anche la densità di popolazione e il livello generale di felicità dei residenti.

Nonostante il leggero calo dell’inflazione e dei costi energetici rispetto ai massimi storici degli ultimi anni, il caro affitti e il prezzo dell’energia elettrica persistono come motivo di preoccupazione in Italia e nel resto d’Europa.

Italia: in fondo alla classifica per qualità della vita

Secondo i dati dell’analisi, l’Italia si posiziona al penultimo posto, preceduta solamente dal Regno Unito. La situazione dei costi elevati di affitti ed energia elettrica ha un impatto significativo sugli stipendi mensili degli italiani, già tra i più bassi in Europa. Con oltre il 52% dello stipendio destinato all’affitto, la percentuale più elevata tra i Paesi considerati, l’Italia si trova di fronte a sfide notevoli per quanto riguarda una vivibilità sostenibile.

Le eccellenze europee: Danimarca, Svizzera e Belgio

Al contrario, la Danimarca si posiziona al vertice della classifica, ed è quindi considerata il miglior Paese in Europa in cui vivere. Seguono Svizzera e Belgio al secondo e terzo posto, con percentuali di salario destinate agli affitti rispettivamente del 21% e del 18%. Questi Paesi offrono una situazione più favorevole in termini di equilibrio tra reddito e costi abitativi, garantendo una migliore qualità della vita.

Male anche i Paesi Bassi

I Paesi Bassi si trovano al terzultimo posto nella classifica, con una percentuale di salario destinata all’affitto che si aggira attorno al 37%. Pur non essendo agli estremi della classifica, la situazione olandese indica comunque una sfida significativa per i residenti in termini di accessibilità economica alla casa.

Le sfide future

In conclusione, nonostante il calo dell’inflazione e dei costi energetici, il caro affitti e il costo dell’energia elettrica rappresentano una problematica urgente in molti Paesi europei. Affrontare queste sfide potrebbe richiedere strategie di politica economica mirate e un focus sul miglioramento delle condizioni abitative, al fine di garantire ai cittadini una migliore qualità della vita.

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Come climatizzare un locale commerciale di medie dimensioni

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Godere di una temperatura adeguata e piacevole degli ambienti in un locale commerciale è un qualcosa di davvero piacevole per i clienti.

Soprattutto nelle afose giornate estive, fare accesso in un negozio ed avere la possibilità di usufruire di una buona frescura è un fattore che può indurre le persone ad essere più propense a fare degli acquisti.

La climatizzazione di un locale commerciale non dunque è un aspetto fondamentale solo per offrire il giusto comfort ai clienti, ma è da considerare come una risorsa in grado di aumentare le vendite.

Ovviamente, il sistema di climatizzazione di locali commerciali di medie dimensioni richiede una progettazione accurata, così da ottenere un’efficienza energetica ottimale ed un controllo preciso della temperatura e dell’umidità.

I fattori da considerare

Per climatizzare un locale commerciale di medie dimensioni è necessario considerare una serie di fattori. Ecco i più importanti:

  • La metratura del locale: la dimensione del locale è il fattore principale da considerare nella scelta del sistema di climatizzazione più adeguato. In generale, per un locale di medie dimensioni è consigliabile un sistema di climatizzazione canalizzata, che consente di distribuire l’aria condizionata in modo uniforme in tutto il locale.
  • L’altezza del soffitto: l’altezza del soffitto influisce sulla capacità di raffreddamento del sistema di climatizzazione. In generale, per un locale di medie dimensioni con un’altezza di circa 3 metri è consigliabile un sistema di climatizzazione che abbia una capacità di raffreddamento di circa 20 kW.
  • L’orientamento del locale: l’orientamento del locale influisce sulla quantità di luce solare che riceve. I locali esposti a sud o sud-ovest richiedono un sistema di climatizzazione più potente per compensare il calore proveniente dal sole.
  • La presenza di macchinari o attrezzature: la presenza di macchinari o attrezzature nei locali commerciali può aumentare la temperatura e il livello di umidità dell’aria. In questi casi è necessario scegliere un sistema di climatizzazione che abbia una maggiore capacità di raffreddamento e deumidificazione.
  • Le esigenze dei clienti e dei dipendenti: è importante considerare le esigenze dei clienti e dei dipendenti in termini di comfort termico. In generale, la temperatura ideale per un locale commerciale di medie dimensioni è compresa tra i 24 ed i 25 gradi centigradi.

I sistemi di climatizzazione per locali commerciali

I sistemi di climatizzazione per locali commerciali possono essere suddivisi in due categorie principali:

  • I sistemi di climatizzazione centralizzati: questi sistemi distribuiscono l’aria condizionata in tutto il locale attraverso una rete di tubazioni e unità di trattamento dell’aria. I sistemi di climatizzazione centralizzati sono i più efficienti dal punto di vista energetico, ma richiedono la realizzazione di un controsoffitto o pannelli in cartongesso.
  • I sistemi di climatizzazione split: questi sistemi sono costituiti da varie unità esterne, che prodducono l’aria condizionata, e da una o più unità interne, che distribuiscono l’aria climatizzata all’interno del locale. I sistemi di climatizzazione split sono meno efficienti dal punto di vista energetico dei sistemi di climatizzazione centralizzati, ma sono più rapidi da installare.

La scelta del sistema di climatizzazione

La scelta del sistema di climatizzazione più adatto per un locale commerciale di medie dimensioni dipende dai fattori sopra citati.

In generale, per un locale di medie dimensioni con un’altezza di circa 3 metri e una superficie di circa 150 metri quadrati, è consigliabile un sistema di climatizzazione centralizzato con una capacità di raffreddamento di circa 20 kW.

La progettazione di questo sistema di climatizzazione deve essere affidata ad una ditta qualificata, che potrà valutare i fattori sopra citati e progettare un sistema di climatizzazione che soddisfi le esigenze del locale.

La manutenzione del sistema di climatizzazione

Per avere sempre un buon funzionamento e un’efficienza energetica ideale, il sistema di climatizzazione deve essere sottoposto a manutenzione regolare.

La manutenzione deve essere effettuata da un tecnico qualificato, il quale si occuperà di pulire i filtri, effettuare eventualmente la ricarica del gas refrigerante e controllare il corretto funzionamento dell’impianto.

Conclusioni

La climatizzazione di un locale commerciale è un aspetto davvero importante per il successo di una attività commerciale. Scegliendo il sistema più adatto è possibile ottenere il massimo sia dal punto di vista del comfort (di clienti e dipendenti) che per quanto riguarda l’ottimizzazione dei consumi.

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Opinioni distorte: qual è il divario fra realtà e percezione?

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Opinioni distorte: qual è il divario fra realtà e percezione?

Come interpretiamo i fenomeni del mondo? Siamo sufficientemente informati per farlo? Forse no. A dirlo è una recente indagine Ipsos condotta in 10 grandi Paesi, tra cui l’Italia, che mette in luce un ampio divario tra la percezione delle persone e la realtà oggettiva su questioni sociali ed economiche.

Ad esempio in tutti i Paesi, incluso il nostro, solo poche persone sanno esattamente quale sia il numero di immigrati. La maggior parte, invece, segnala una sovrastima significativa della quota di immigrati presenti nella società. Il divario medio tra percezione e realtà? 24% contro il 12%.

Cultura, religione, omicidi: differenze fra ciò che si crede e ciò che è

Le percezioni errate aumentano sensibilmente se si considera il numero di persone di un’altra religione che vivono nello stesso paese degli intervistati. In Italia, ad esempio, il 19% dei rispondenti al sondaggio stima che la popolazione musulmana sia del 19%, mentre la realtà è solo il 4,8%. Analogamente, in Turchia, si evidenzia una percezione distorta sulla presenza di cristiani.

Lo stesso principio vale anche per la criminalità. La maggioranza crede che il tasso di omicidi sia aumentato dal 2000, nonostante la realtà mostri una diminuzione generale, esclusi gli Stati Uniti. In Italia, il 55% ritiene che gli omicidi siano cresciuti nell’ultimo ventennio.

Sovrastima dell’ineguaglianza economica

La disuguaglianza economica è reale, ma sovrastimata. La quota di ricchezza detenuta dall’1% delle famiglie più abbienti è stimata al 36%, mentre i dati reali la collocano al 13%. Anche in Italia, si evidenzia una percezione distorta (36% vs. 14%).

Diffidenza verso gli scienziati e teoria del complotto

Le credenze irrazionali coinvolgono oltre un quarto del campione in media. In Italia, il 24% crede nei fantasmi, il 17% nella stregoneria e il 16% nella chiaroveggenza, livelli più bassi rispetto alla media dei dieci Paesi. Quasi la metà delle persone è sospettosa nei confronti degli scienziati. Nel contesto delle teorie del complotto mondiali, il 24% degli italiani crede in un progetto organizzato per sostituire la popolazione con immigrati. Il 27% ritiene che il governo ucraino sia infiltrato da gruppi neonazisti, e una quota minore (20%) pensa che le missioni spaziali sulla Luna siano una messinscena.

In conclusione, l’indagine Ipsos mette in evidenza come la percezione distorta possa influenzare le opinioni e le convinzioni delle persone su questioni cruciali, sottolineando la necessità di una maggiore consapevolezza e informazione basata sui dati reali.