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Cambiano le regole per chi è alla ricerca di un nuovo lavoro

Posted by Massimo Miceli on
Cambiano le regole per chi è alla ricerca di un nuovo lavoro

Se fino a qualche anno fa il curriculum vitae era di fatto l’unico strumento in mano ai selezionatori per poter ottenere una descrizione preliminare delle competenze di un candidato, oggi social network come LinkedIn offrono un’interessante, e alternativa, fonte di informazioni. E ancora, se i colloqui da remoto tra candidato e selezionatore erano una rarità, oggi, e soprattutto dallo scoppio della pandemia in poi, sono diventati la prassi. Ma le regole cambiano anche per chi è alla ricerca di un nuovo lavoro, e a cambiare è anche il modo con cui i selezionatori analizzano i curricula, poiché ora pongono un’attenzione inferiore agli anni di esperienza del candidato a fronte di un’attenzione superiore dedicata alle capacità e alle skills.

Una conseguenza dell’allungarsi delle carriere professionali dei giovani

Uno dei motivi di questi cambiamenti è una delle conseguenze dell’allungarsi delle carriere professionali nelle nuove generazioni.
“Chi è entrato nel mondo del lavoro in questi anni ha davanti a sé un lunghissimo periodo di lavoro, decisamente più ampio ed esteso rispetto a quello che hanno conosciuto i rispettivi genitori e nonni – spiega Carola Adami, co-fondatrice della società italiana di head hunting Adami & Associati – il fatto di posticipare sempre più in avanti l’età pensionabile ha anche altri effetti importanti sui meccanismi di selezione”.

Le pause tra un impiego e l’altro non si nascondono più nei cv

“Un career coach, fino a qualche tempo fa, avrebbe consigliato a qualsiasi professionista di ridurre al minimo le pause di carriera, ovvero i mesi ‘vuoti’ tra un’occupazione e l’altra – sottolinea Adami – ogni buco nel curriculum vitae poteva infatti essere visto come una mancanza da parte del candidato alla ricerca di un nuovo lavoro”. Ma oggi le cose iniziano a essere differenti. “Di fronte a una carriera lavorativa della durata di 40 o 50 anni è più che normale, se non perfino talvolta consigliabile, ritagliarsi pause di qualche settimana, o anche di alcuni mesi – continua Adami -. E queste pause non devono più essere nascoste nei curriculum vitae: l’importante è piuttosto essere in grado di spiegare al selezionatore cosa è stato fatto durante quel periodo tra un lavoro e l’altro”.

I ‘buchi’ di carriera permettono di accrescere le proprie competenze

“In un mondo professionale in cui è normale lavorare a lungo e cambiare un numero importante di aziende nel corso della carriera può essere premiante ritagliarsi alcune pause per dedicarsi alle proprie passioni, ripensare i propri obiettivi – precisa Adami -. Il nostro consiglio non è quello di nascondere queste pause, ma anzi di metterle in evidenza, spiegando come questi ‘buchi’ hanno permesso di accrescere le proprie competenze”. Con la situazione lavorativa odierna, quindi, si potrebbero guadagnare punti sugli altri candidati proprio a causa di una o più pause di carriera se particolarmente significative.