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Covid e risorse umane, capacità di adattamento essenziale per il 78% dei dirigenti

Posted by Massimo Miceli on
Covid e risorse umane, capacità di adattamento essenziale per il 78% dei dirigenti

Da quando è iniziata la pandemia di Covid-19 le aziende hanno dovuto rivedere profondamente il proprio metodo di lavoro, apportando cambiamenti improvvisi, e per certi versi, traumatici. La stessa crisi sanitaria, che ha portato le aziende a ripensare sé stesse in via emergenziale, ha offerto però alle aziende anche la possibilità di reinventare in modo radicale i propri modelli di lavoro per aumentare produttività e benessere. Ed è proprio sugli sforzi compiuti in tal senso dalle aziende che si concentra la ricerca Global Human Capital Trends 2021, The social enterprise in a world disrupted di Deloitte.

Le aziende si stanno muovendo per adottare strategie multi-scenario

Prima dello scorso marzo, evidenzia la ricerca, solamente il 6% dei dirigenti a livello internazionale (il 3% in Italia) prevedeva un impegno da parte della propria azienda nella pianificazione della risposta a eventi improbabili e di alto impatto. Oggi, e quindi dopo il diffondersi della crisi sanitaria, questa stessa fetta è cresciuta fino a raggiungere il 17% a livello internazionale, e il 19% in Italia. Di più: il 47% dei dirigenti a livello globale ha anche specificato che le rispettive realtà aziendali si stanno muovendo per adottare strategie multi-scenario, per ridurre al minimo la possibilità di farsi cogliere impreparati in futuro, nell’eventualità di ulteriori eventi eccezionali e non prevedibili.

Durante i momenti di crisi il futuro è determinato anche dalla capacità della forza lavoro

Ma quali sono gli elementi sui quali un’azienda dove puntare per affrontare in modo efficace, rapido e idoneo le criticità future?

Stando al 78% dei dirigenti italiani, e al 72% dei dirigenti a livello internazionale, la priorità risiede nella capacità dei dipendenti di adattarsi, riqualificarsi e assumere nuovi ruoli in risposta ai mutamenti esterni.

“Le questioni relative al capitale umano non sono più relegate unicamente alle risorse umane spiega Drew Keith, human capital leader Deloitte -. Durante i momenti di crisi come quello che stiamo vivendo il futuro delle aziende è determinato anche dalla capacità della forza lavoro, in particolare sono cruciali collaborazione, creatività, giudizio e flessibilità dei dipendenti”.

Intensificare l’impegno sulle attività di upskilling e reskilling

“Per prepararsi ad affrontare al meglio le criticità future molte aziende stanno intensificando l’impegno sul lato delle attività di upskilling e reskilling – continua Carola Adami, co-fondatrice della società italiana di head hunting Adami & Associati – mentre dal punto di vista dell’acquisizione di nuovi talenti è andata crescendo l’attenzione riservata alla capacità di adattamento dei candidati”.

Le aziende più oculate stanno infatti dando maggiore peso alla flessibilità dei dipendenti, e più precisamente alla loro capacità di leggere il contesto e di andare oltre il consueto, modificando le proprie abitudini.

“Insieme alla capacità di adattamento – sottolinea l’head hunter – un’altra soft skills che ha guadagnato importanza in questi mesi è la resilienza, intesa come capacità di non arrendersi e non farsi sopraffare dalle novità, ma anzi di trarre insegnamento da ogni nuova evenienza, anche e soprattutto dalle avversità”.

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Segnali positivi per l’ambiente nel 2021

Posted by Massimo Miceli on
Segnali positivi per l’ambiente nel 2021

Come conseguenza alla grande attenzione alla salute per l’emergenza sanitaria stiamo assistendo a una sorta di invasione delle mascherine monouso, oltre a un forte incremento nell’uso di detersivi e disinfettanti chimici. E l’ambiente? Sembra in secondo piano rispetto alle priorità dettate dalla pandemia. Ma a dispetto del luogo comune che vedrebbe tramontare i Fridays for future e le istanze per salvare il Pianeta, la UE ha firmato il Green Deal, l’accordo che prevede la riduzione delle emissioni dal 40% al 55% entro il 2030. Ed entro l’estate 2021 la Commissione rivedrà la legislazione su clima ed energia per renderla “adatta al 55%”. Il primo passo è proprio la proposta di modificare la legge europea sul clima verso l’obiettivo della neutralità climatica del continente entro il 2050.

I cittadini vogliono cambiare stile di vita in modo sostenibile

Se il 93% dei cittadini vuole cambiare stile di vita in modo sostenibile (fonte Euromedia Research) il 68% ha già intrapreso un percorso in questo senso (+12,4% rispetto al 2019),  scegliendo prodotti ecosostenibili a km zero o di marchi che garantiscono il rispetto dell’ambiente (30%). Oppure realizzando interventi in casa per una maggiore efficienza energetica (29%), scegliendo la mobilità sostenibile, dalla bici, ai mezzi elettrici o i trasporti pubblici (24%), installando pannelli fotovoltaici (9%), o scegliendo energia prodotta da fonti rinnovabili (7%), riferisce Ansa. Tuttavia, secondo il parere degli intervistati il maggior potere nel rallentare il riscaldamento globale è in mano a istituzioni e aziende.

La leva principale per le aziende rimane l’aspetto economico

Il 48% delle aziende è consapevole che i cambiamenti climatici influenzeranno significativamente la propria attività e il proprio settore nei prossimi 5 anni. Il 52% delle imprese ha messo in campo, durante l’emergenza, iniziative per una maggiore sostenibilità.

Il 92% di queste proseguirà anche post pandemia, con iniziative quali lo smart working, percentuale che indica come la leva economica sia un fattore determinante per cittadini e aziende nel perseguire buone abitudini a favore del Pianeta. Infatti la leva principale, nonostante il maggiore interesse per la sostenibilità, rimane l’aspetto economico. Le aziende chiedono infatti contributi a fondo perduto (33,5%), sgravi fiscali (22%), incentivi statali e un quadro normativo più chiaro (19%). 

Il ruolo chiave della tecnologia

Un aspetto che la pandemia ha reso evidente e sul quale ha portato una forte accelerazione è certamente l’adozione di tecnologie digitali, divenute in molti casi improvvisamente indispensabili per permettere la continuità relazionale e aziendale. Il 74% degli italiani è convinto del ruolo chiave di tecnologia e digitalizzazione a supporto della sostenibilità, così anche il 69% delle aziende (picco del 72% nel settore servizi). Il digitale poi è considerato ancora più importante per il monitoraggio delle attività in ottica di rispetto dell’ambiente (79%, che raggiunge l’81% nei servizi).